Note di passaggio

30
Ago

Dalla musica klezmer stimoli per viaggi esistenziali

Come ormai da tradizione, nei giorni del Festival biblico anche la nostra associazione Presenza Donna ha promosso alcune iniziative, molto diverse tra loro, ma in grado di accontentare tutti i gusti… e direi gusti raffinati, capaci di assaporare esperienze insolite.

Venerdì 26 maggio nel cortile della comunità di san Francesco Vecchio a Vicenza si è piano piano iniziato a vedere un paesaggio nuovo: laddove normalmente vediamo le nostre automobili, all’ora di pranzo potevamo osservare un grande palco, preludio di qualcosa di magnifico, ma ancora non così chiaro. Nel pomeriggio sono spuntate aste per microfoni, mixer, luci, amplificatori, i tecnici audio, i volontari del Festival… e, finalmente, dopo cena, loro: i Mishkalé con Maria Teresa Milano, dottore di ricerca in ebraistica, traduttrice, autrice e formatrice, ma con la grande passione anche del canto e della musica ebraica. Forse i Mishkalé non sono così noti come altri gruppi musicali, ma certamente appena li si incontra si notano il gusto e la gioia che vivono mentre si preparano a suonare. È palese la loro amicizia e si percepisce che si tratta di una complicità nata molti anni fa. Ascoltarli significa lasciarsi toccare l’anima perché propongono un vero e proprio viaggio interiore grazie alla musica klezmer, “una musica che racconta radici molto forti, perché nasce da un miscuglio di musica ebraica, sinagogale, balcanica, ma racconta anche la vecchia Europa, l’America degli ebrei espatriati, i confini liquidi, le contaminazioni culturali, sociali e linguistiche… insomma un grandissimo contenitore”, ha spiegato Maria Teresa Milano tra un brano e l’altro.

E questo è quanto effettivamente abbiamo apprezzato oltre ai loro talenti musicali: la loro capacità di accompagnarci con energia e delicatezza, tipici di questa musica, in un viaggio biblico collettivo che si è prestato anche a diventare un viaggio personale. Del resto, “la Bibbia è il nostro punto di riferimento principale, i suoi protagonisti hanno qualcosa di ognuno di noi e ciascuno racconta qualcosa di noi. Se una persona leggesse un brano biblico e poi lo rileggesse dopo dieci anni, ne ricaverebbe sempre qualcosa di nuovo”, ha motivato la Milano.

Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento delle teologhe italiane che ha introdotto la serata, ha presentato questo gruppo torinese come un percorso, “perché Mishkalé è un percorso, che si colloca al cuore delle contaminazioni europee, e loro sono una sorta di orchestrina itinerante capace di coinvolgere il pubblico presente”. Per presentare Maria Teresa Milano ha preso spunto dal titolo dell’ultimo libro della ricercatrice, La voce è tutto, perché “questo titolo in lei significa un percorso attraverso un insieme di voci di donne che ripercorrono il mondo ebraico, ma anche l’oggi così complesso… in ebraico voce e tutto si scrivono diversamente, ma si pronunciano allo stesso modo”. Un titolo che racconta una forte connessione tra la voce, capace di narrare, e il tutto che è narrabile in modi diversi.

La splendida voce di Maria Teresa Milano e la vivacità dei Mishkalé ci hanno regalato una serata indimenticabile, nella quale il chiostro di san Francesco Vecchio ha continuato a riempiersi di curiosi ed appassionati. Abbiamo vissuto un breve viaggio per scoprire che il mondo ebraico vive il klezmer come un vero e proprio stile di vita, perché era la musica che faceva vivere il villaggio, quel microcosmo scandito dalle pratiche religiose e, quindi, dalle musiche adatte alle singole circostanze, come i matrimoni, nei quali i musicisti di klezmer sono grandi protagonisti da prima a dopo il matrimonio. L’ironia yiddish ci ha permesso di scoprire e gustare quel modo di vedere la vita in senso sempre positivo, anche quando oggetto dell’ironia è la mamma yiddish – la Yiddish mame – che con la sua presenza talvolta troppo “premurosa” rischia di diventare ingombrante… ma viene recuperata dall’ironia yiddish.

Risulta piuttosto difficile raccontare un’esperienza che ha coinvolto tutti i sensi perché la musica era travolgente, al punto che era impossibile stare fermi e, alla fine, è iniziata la danza collettiva!

Una simile iniziativa ha un valore aggiunto, soprattutto all’interno del Festival biblico, perché non è la tradizionale conferenza o intervista, quanto piuttosto la trasmissione di cultura in una modalità leggera ma non banale. Regalare una serata capace di far riflettere su elementi importanti, come le continue migrazioni europee del popolo ebreo, e allo stesso tempo offrire un po’ d’ironia e leggerezza sono stati elementi vincenti per un’esperienza unica, ma – speriamo – presto ripetibile nel chiostro di san Francesco Vecchio!

sr. Naike Monique Borgo

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