Con il canto e con la danza

02
Ago

C’è un clima di festa nella nostra parrocchia del “Sagrado Coração de Jesus”, a Macuti, nella cittá di Beira per la visita pastorale dell’Arcivescovo D. Jaime Pedro Gonçalves, molto conosciuto per il suo coinvolgimento attivo nel processo di pace in Mozambico. Siamo in attesa del suo arrivo per concludere questa visita annuale con la celebrazione eucaristica, durante la quale il nostro Pastore amministrerá il sacramento della confermazione a settantasei persone: alcuni adulti e la maggior parte giovani e adolescenti.

Sulla parete laterale del presbiterio spicca un pannello in cui é disegnato un cuore con le attitudini di Gesú: umiltá, mansuetudine, caritá. Intorno ad esso sono scritti i nomi delle dieci comunitá cristiane che compon-gono la parrocchia e che di domenica in domenica sono in rotazione per animare la celebrazione.

Oggi l’animazione é affidata al coro parrocchiale, costituito principalmente da voci femminili, che si distingue per l’abbigliamento stile africano, scelto per l’occasione; inizia il suo ministero intonando il canto di “ambientação” che prepara il clima della celebrazione.

Una breve monizione invita tutti noi parte dell’assemblea molto gremita, a disporre il nosto cuore all’ascolto della Parola di Dio e a ringraziare il Signore per le meraviglie che compie attraverso il suo Figlio Gesú.

Anche le persone dell’accoglienza oggi sono molto visibili: hanno una fascia trasversale nuova con la scritta “acolhimento Macuti”. Le vedo piú indaffarate delle altre domeniche, ma hanno la situazione sotto controllo: accompagnano le persone e orientano quelli che arrivano in ritardo.

La celebrazione inizia: la processione si snoda verso l’altare per lodare il Signore che ci convoca al banchetto della vita. Le danzatrici, che sono disposte secondo l’etá, dalle ragazzine alle donne adulte, vestono “capulane” variopinte e aprono il lungo corteo; procedono a passo di danza al ritmo cadenzato dei “batuque” che danno il tono della festa e della lode.

Seguono i candidati vestiti elegantemente, i lettori e i ministri straordinari dell’eucarestia con abiti liturgici appropriati, i membri del consiglio pastorale, gli accoliti, il parroco don Benjamin, don Jacinto e Livio Armando; il Vescovo chiude questa lunga processione solenne mentre il canto continua.

Gli strumenti musicali ammutoliscono al momento dell’atto penitenziale e le voci armoniose intonano “Mambo titirenyi unyaxa, Kristu titirenyi unyaxa”. É in Chindau, una delle tre lingue liturgiche riconosciute nella Diocesi di Beira, (accanto a Chisena e Portoghese). I gesti delle danzatrici esprimono sintonia. Sono in ginocchio davanti all’altare; in modo alternato aprono le mani al cielo e le chiudono sul petto in segno di contrizione e umiltá. Anch’io mi inginocchio insieme a uomini e donne che compongono questa comunitá  cristiana; accompagno piú con il cuore che con le labbra questa melodia mesta di richiesta di perdono.

Con l’inno di lode del Gloria l’atmosfera cambia completamente nella chiesa, che si affaccia sull’oceano. Il movimento delle onde che si scorgono nella porta laterale destra sembrano accompagnare l’ondulazione dei corpi che si muovono al ritmo degli strumenti di percussione. Sono coinvolta anch’io in questa lode a Dio espressa anche con il battito delle mani in cui le due palme si incontrano in maniera dolce e soave, richiamando la profonditá di questo popolo africano.

Ci sediamo per ascoltare la Parola di Dio, incluso il vangelo; un cambiamento recente emanato nella “Nota Pastoral sobre a celebração eucarística” dalla Conferenza Episcopale Mozambicana, che tiene conto degli orientamenti vaticani e della realtá locale: nella cultura africana tutte le comunicazioni importanti sono ascoltate e accolte in questa posizione, cosí pure la Parola di Dio.

Mi dispongo ad ascoltare l’omelia del vescovo. Con il pastorale tra le mani, lavorato in legno “pão preto”, D. Jaime sottolinea la centralitá dell’Eucarestia in questo anno eucaristico; poi unge con il sacro crisma i nuovi cresimandi, mentre il coro invoca in lingue diverse lo Spirito Santo e il richiamo corre veloce al giorno della Pentecoste.

Finito il rito un fiume di gente esce dalle file dei banchi un pó sgangherati e si dirige verso i presbiterio per andare a porre la loro offerta nei quattro cesti tenuti tra le mani da quattro giovani ragazze. Anch’io mi  accodo per deporre il mio contributo; davanti a me c’é una ragazza con al collo il suo bambino e dietro un giovane con la camicia larga e colorata.

Il canto diventa piú festoso per la presentazione dei doni accompagnati al ritmo di musica e danza. Con il pane e il vino del sacrificio eucaristico, seguono i frutti della terra e del lavoro umano: cesti di riso, banane, ananas… che vengono innalzati dagli accoliti al momento della consacrazione, quando il Vescovo eleva al cielo il pane e il vino  divenuti  corpo  e  sangue  di  Cristo;  la  vita umana si eleva al cielo con quella divina per essere consacrata e offerta in memoria di Gesú.

Durante lo scambio della pace le persone si muovono con libertá e offrono questo dono con grande espansione a destra e a sinistra, prima di comunicare al sacramento eucaristico, a cui si accosta la maggior parte dei cristiani, riprendendo il fiume umano che va verso la sorgente.

Dopo aver ricevuto “o Corpo de Cristo” scende un silenzio profondo, seguito dal momento de “acção de graça”, che é parte integrante della celebrazione.

Le danzatrici intorno all’altare espri-mono con i gesti gratitudine. Le parole del canto dicono grazie per la vita e per i doni di Dio. Il rintocco dei “batuque” vibra sui corpi che si muovono all’unisono e il battito delle mani  accompagna questa eucarestia, che significa rendimento di grazie.

Sono passate piú di quattro ore quando la benedizione del Vescovo raggiunge tutti noi al termine di questa celebra-zione solenne in occasione della visita pastorale.

Sr. Anna Fontana

  

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