Quando ti abbiamo visto assetato…?

02
Ago

SIGNORE QUANDO MAI TI ABBIAMO VISTO ASSETATO E TI ABBIAMO DATO DA BERE?

Per chi l’acqua ce l’ha tutti i giorni e ogni volta che apre un rubinetto sgorga in abbondanza, senza nessuna fatica, scegliere l’opera di Misericordia di dar da bere agli assetati, può sembrare superfluo o insignificante.

Per chi vive in un Paese dove fiumi, torrenti, sorgenti, laghi sono in abbondanza, scegliere l’opera di Misericordia di dar da bere a chi ha sete, può sembrare di poca importanza e addirittura irrilevante sceglierla.

Eppure, ancora oggi si muore di sete! Ancora oggi ci sono terre inaridite, popoli assetati, persone che muoiono per la mancanza d’acqua.

Una terra senz’acqua si riduce in polvere, in deserto; i figli di Dio e gli animali senz’acqua gridano verso il cielo e poi muoiono.

Tutti sappiamo che l’acqua è un elemento indispensabile alla vita: disseta nell’arsura, ristora, rigenera, purifica, dà vita. L’acqua insomma è un bene prezioso e insostituibile: se non c’è acqua non c’è vita!

E in una terra, come il Mozambico, dove l’acqua è ancora un ‘bene prezioso’, per-chè non tutti ce l’hanno, nell’Anno Santo, come comu-nità, abbiamo voluto scegliere quest’opera di Misericordia, ‘dar da bere agli assetati’, in sintonia, anche, con la nostra Arci-diocesi di Beira che ha voluto privilegia-re quest’opera di Misericordia facendo dei pozzi o ristrutturandone altri, là dove è necessario, per venire incontro ai più bisognosi e poveri, in particolare, di alcune zone dove l’acqua non è cosi facilmente raggiungibile o scarseggia.

Quante donne, ragazzine, ogni giorno, in proces-sione con i bidoni di venti litri sulla testa percorrono chilometri e chilometrie per andare a prendere l’acqua in pozzi fondi scavati nella terra dove l’acqua, a volte, più che essere limpida e cristallina è color fango e portatrice di malattie.

Quanti chilometri sotto un sole cocente per raggiungere un bene prezioso e indispensabile che mantiene in vita tutta la famíglia!

Quando penso a quanta acqua sprecata scorre nelle nostre case quando solo ci laviamo i denti, mi viene da piangere, perchè di riflesso penso a chi l’acqua non ce l’ha o deve percorrere sentieri cocenti per poterla raggiungere. Ci sono poi zone come la nostra, che pur avendo l’acqua potabile ce l’hanno ridotta per due ore al giorno e molte volte neppure questo. Quindi, ogni giorno bisogna darsi da fare a caricare bidoni d’acqua per avere in casa il necessario per far da mangiare, bere, lavarsi ect.

E di fronte a questa nostra realtà, a questo ‘campo benedetto’ che il Signore ha offerto alle nostre mani, questa opera di Misericordia, ‘dar da bere agli assetati’, assume per noi un significato diverso e intenso, perché non diventa più un semplice gesto di attenzione o di gentilezza, ma si trasforma in dare, donare vita all’altro.

 

Un’azione che non è più solo accoglienza ma è un dire “sì” alla vita dell’altro: “Voglio che tu viva, che tu sia; dunque, innanzitutto, ti offro da bere”.

Ed è in questa logica che abbiamo voluto assumere quest’opera di Misericordia in questa nostra realtà dove un semplice bicchiere d’acqua richiesto e donato si intesse di significati pro-fondi, di altre seti come vicinanza, condivisione, relazione, conoscenza dell’altro, della sua vita e della sua storia.

L’andare al pozzo a prendere l’acqua, a fare la fila con gli altri, ti porta nella vita dell’altro, dentro il suo tessuto che giorno dopo giorno diventa anche il tuo.

Credo che ognuno di noi, in un giorno estivo, particolarmente caldo, abbia desiderato ardentemente e assaporato, goccia dopo goccia, un bicchiere di acqua fresca ricevuta, come un grande dono.

E’  la  stessa esperienza che fanno i nostri bambini quando tornando da scuola, sotto il sole cocente  di mezzogiorno,  amano fermarsi a ristorarsi nella nostra casa, per assaporare quel bicchiere di acqua fresca, gelata che ridona forza al viaggio verso casa.

E quel bicchiere d’acqua fresca si trasforma in qualcosa di più: amicizia, dialogo, un sorriso, ‘un obrigado irmã’ – grazie suora –  che ti riempie di gioia la giornata.

Perciò in questo Anno Santo il “portone di casa” è sempre stato aperto, non solo perché non c’è il portone, ma per dare risposta alla richiesta di sete di un bicchiere d’acqua o dell’acqua del nostro pozzo, per chiunque viene alla porta della nostra casa, alla porta del nostro cuore.

Alcune mattine sembra di essere al lavoro in un piccolo bar all’ora di punta, con una differenza sostanziale; la bibita è unica per tutti e gratuita.

E sono proprio queste piccole cose di ogni giorno che, seppure ai nostri occhi possono sembrare insignificanti, abbattono frontiere, eliminano resistenze, costruiscono ponti, allargano il cuore all’incontro con il fratello, la sorella che Dio ha posto sul nostro cammino per farci capaci dei Suoi stessi atteggiamenti di Misericordia.

Dietro tutto questo c’è una PAROLA:

“Venite, benedetti del Padre mio,

ricevete in eredità il premio

preparato per voi fin dall’eternità.

Perché ho avuto sete e mi avete dato da bere”.

 

“Signore, quando mai ti abbiamo veduto assetato e ti abbiamo dato da bere?”.

 

“In verità io vi dico:

Ogni volta che avete fatto questo

a uno di questi miei fratelli più piccoli,

l’avete fatto a me”,

                                                (Mt 25,34-35.37.40)

 … Una Parola che motiva e rafforza ogni giorno il senso di questa scelta.

Sr. Dominique De Blasio

e comunità Esperança, Dondo, Mozambico

 

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