«Vogliamo un programma pensato e condiviso con i laici»

26
Ago

Per gentile concessione del settimanale La voce dei Berici, condividiamo l’intervista a sr. Maria Luisa Bertuzzo realizzata dal direttore Lauro Paoletto e pubblicata il 7 agosto scorso. 

Suor Maria Luisa Bertuzzo, confermata Superiora generale, racconta le novità che stanno emergendo dal XIV Capitolo.

Il XIV Capitolo delle suore Orsoline a Gallio è alle battute finali. Gli ultimi giorni servono per precisare le linee future del cammino della congregazione. Intanto c’è stata l’elezione del Consiglio generale e della Superiora generale con la riconferma per un altro sessennio di suor Maria Luisa Bertuzzo che abbiamo raggiunto telefonicamente per alcune domande.

Suor Maria Luisa qual è stato il cammino che avete svolto durante questo capitolo generale?

«Tenendo sullo sfondo il tema “Sorelle in un popolo che invoca coraggio e speranza” stiamo procedendo con i lavori di tutta l’assemblea per individuare come essere presenze che testimoniano questo valore in una situazione socio-ecclesiale che vede ogni giorno grandi cambiamenti, a volte problematici e poco costruttivi di una umanità in cui vige il “Fratelli (e sorelle) tutti”! Questo capitolo si è dato tempi diversi rispetto ai precedenti, nel senso che ha riservato nella fase finale la programmazione delle linee che ci aiuteranno a vivere spiritualità e servizio nei prossimi sei anni, e quindi è proprio la prima settimana di agosto che ci vede impegnate a delineare le priorità necessarie e urgenti del futuro immediato».

Il titolo del XIV Capitolo Generale era “Sorelle in un popolo che invoca coraggio e speranza”. Per andare in quale direzione nei prossimi anni?

«Siamo sorelle che camminano insieme al popolo di Dio, e stiamo vedendo cosa significa in questa fase storica. Nella programmazione un elemento molto sentito e richiesto è quello di indirizzare un programma che non sia volto a vederci protagoniste di una progettazione che eseguiremo dopo insieme con i laici, ma “con” loro pensare, programmare, individuare strade di pensiero e azione insieme.  L’esperienza di condivisione di spiritualità e servizio con alcuni e di collaborazione con altri, anche attraverso gruppi e associazioni, ci consente di vivere la bellezza di un carisma che non è dono esclusivo, ma generativo, nel senso che si incarna, con il contributo di tutti, in forme e realizzazioni nuove».

Nel cammino capitolare avete scelto tre segni: la luce, il libro della Parola e l’icona con il primo concilio di Gerusalemme. Che significato hanno per voi?

«Questi segni ci stanno accompagnando fortemente: la Parola come dimensione sorgiva della nostra vita, senza la quale la linfa vitale si dissecca, e come “lampada che rischiara i nostri passi”. Per questo ogni mattina viene compiuto il gesto di accensione della lampada posta, con il libro della Parola, al centro della sala, a significare che la Scrittura è al centro della vita. A turno ogni sorella commenta la parola del giorno, in una grande ricchezza di intuizioni e di scambi. L’icona ci ricorda ogni giorno come anche la chiesa delle origini era una comunità che ha discusso, si è confrontata ed ha affrontato i conflitti. In questa cornice si svolgono i lavori del capitolo, e su questo esempio anche noi crediamo, come dice Evangelii Gaudium, che “l’unità prevale sul conflitto”. Ma un altro segno ci sta accompagnando, più semplice e umile, ma grande nel suo significato: tre raffigurazioni di donne che rappresentano i continenti dove sono inserite le nostre comunità in Brasile, Italia, Mozambico. Sono fatte con carta riciclata, per ricordarci il rispetto del creato e la grande sfida del “Pianeta che speriamo”, come diceva il tema della 49esima settimana sociale dei cattolici italiani».  

Quali sono le caratteristiche del nuovo Consiglio generale?

«Una caratteristica significativa del nuovo Consiglio è l’interculturalità (nella foto grande con la madre generale suor Maria Luisa Bertuzzo in alto a destra, alla sua destra suor Anna Fontana; in prima fila da sinistra suor Michela Vaccari, suor Federica Cacciavillani, suor Marilia Poleto e Maria Grazia Magazzino che ha guidato gli esercizi spirituali): per la prima volta vi è una sorella brasiliana, suor Marilia, un’altra, suor Anna, da vent’anni in missione a Beira, in Mozambico. Con suor Michela, che proviene dalla diocesi della Sabina Poggio Mirteto, sono le “nuove”: tutte hanno un’esperienza significativa a livello formativo, pastorale ed educativo. Questo per le nuove elette, che con suor Federica formano la “squadra” animatrice del programma che va a delinearsi per il prossimo sessennio. Insieme segnano una varietà di espressioni ed un passaggio generazionale, anche se a mio parere la prima caratteristica rimane la più significativa e dà concretezza all’intuizione di madre Giovanna Meneghini di avere “un cuore così grande da abbracciare tutti il mondo”».

Quale messaggio viene per la nostra chiesa vicentina dal vostro capitolo?

«Vogliamo continuare a testimoniare la nostra vocazione di donne che hanno fatto una scelta di consacrazione, quindi di Dio come il Signore della nostra vita, per essere sorelle di tutte e tutti; consapevoli che le fatiche e i dolori non mancano dentro ogni popolo, cercheremo di capire come stare accanto a chi “invoca coraggio e speranza”, sapendo che anche il nostro limite, di numeri e di risorse, può essere un valore di condivisione, che lascia agire il Signore nelle pieghe della nostra storia».

La nostra diocesi si appresta a vivere, tra qualche mese, al cambio di Vescovo, dopo che mons. Pizziol ha presentato le dimissioni per raggiunti limiti di età. Con che spirito la vostra congregazione vive un passaggio così importante per la Chiesa locale?

«Per le comunità che sono in diocesi tutti gli eventi sono vissuti nella comunione e grande partecipazione ecclesiale. Nella gratitudine a mons. Beniamino Pizziol per il cammino compiuto al nostro fianco, pensiamo che ogni ripartenza offra possibilità rinnovate, nuovi entusiasmi: dentro a questo vogliamo esserci con la nostra fiducia in una chiesa popolo, che valorizza ogni vocazione, soprattutto quelle femminili e laicali».

La questione femminile rimane per la Chiesa un nervo scoperto. Quale contributo continuerete a dare su questo versante tenendo conto che siete una congregazione che su questo ha un carisma particolare?

«Sicuramente continueremo ad esprimerci su diversi fronti: partendo dal culturale, di cui il centro studi Presenza Donna è il cuore pensante della ricerca e dell’attenzione agli studi in merito, non trascuriamo l’attenzione e l’accompagnamento a donne particolarmente provate da situazioni di ingiustizia e violenza. Non dimentichiamo che Vicenza ha un triste primato di vittime, cosa che ci interpella grandemente. La nostra azione è limitata, ma non trascura il sottolineare alcune ricorrenze significative anche come proposta di preghiera. Vedi l’8 marzo, ma anche il 25 novembre, giornata contro la violenza alle donne solo per fare due esempi».

Lauro Paoletto

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