San Giuseppe, patrono al quale ricorrere per ottenere qualcosa da Dio!

01
Mag

Come famiglia religiosa ci è stato affidato un patrono potente in san Giuseppe. Iniziare il mese di maggio con la festa di san Giuseppe lavoratore è l’occasione per condividere le parole stesse di Giovanna Meneghini, nostra fondatrice, che visse un incontro particolare quand’era ancora giovane (noi oggi diremmo che era “in discernimento”, cioè stava cercando di capire l’intuizione che il Signore le aveva messo nel cuore). Riportiamo l’episodio che lei porterà nel cuore tutta la vita, come un momento che la segnò in modo indelebile. 

Per vie indirette la Provvidenza divina cambiò condizione anche a me, e con gli zii mi ritirai in un’altra casa più vicina alla chiesa, e qui mi successe un fatto che risvegliò in me una grande devozione a S. Giuseppe.

Nel mese di aprile del 1891, mentre ero a fare il bucato, mia zia mi comanda di andare ad attingere acqua a circa 200 metri di distanza, quando all’uscire del cortile ove abitavamo mi si avvicina un vecchietto di statura media sull’età di 60 anni, di carnagione bianca, vestito e cappello verde, camicia candida, bello infatti da non lasciare niente a desiderare. “Si va bene per questa strada per andare nel tal paese?” si fece a domandarmi; “Sì” risposi, ed Egli, con un sorriso da Angelo, con una dolcezza ineffabile, mise a narrarmi che la sua vita fu piena d’angustia e travagli, che visse proprio di dolori, ma che nel Signore trovò sempre consolazione e ristoro, perché chi spera in Dio non si confonderà in eterno; e poi andava ripetendo qualche salmo in latino che io non ero capace di comprendere.

Vedendo in quell’uomo tanto amore di Dio mi feci animo a domandare: “E della S. Verginità cosa ne dite?” “Oh – esclamò Egli alzando gli occhi al Cielo e giungendo le mani – i Vergini sono le gemme che brillano nel Cuor di Gesù, sono le delizie dell’Agnello divino”, ed altre parole sante e sublimi da ridestare in me una consolazione tale da non potersi dire a parole. Arrivati al luogo dell’acqua disse: “Fermatevi, perché tengo altre cose a manifestarvi per questi tristissimi tempi”. Ma io dissi di non poterlo fare, avendomi la zia raccomandato di essere sollecita. Allora il buon vecchio trasse dal fardello che teneva in spalla un pane e mi pregò che glielo bagnassi nel torrente, dicendo essere quello il suo cibo.

In cambio di tale favore nel restituirgli il pane bagnato mi diede un piccolo santino di S. Giuseppe, dicendo: “Quando vorrete qualche cosa da Dio ricorrete sempre per mezzo di questo santo”. Qualche anno dopo piacque al Signore che si inaugurasse nella chiesa parrocchiale una nuova statua di S. Giuseppe, con la vera effigie di quel buon vecchio che mi aveva consigliata ad amare e confidare tanto in questo grande santo.

(Memorie I-8)

Giuseppe aveva accompagnato il cammino vocazionale di Madre Giovanna fin dal discernimento per il suo ingresso tra le Suore Dorotee (marzo 1885), perciò lei affiderà al santo prima la Compagnia di S. Angela, poi la neonata Comunità Orsolina. Giovanna ha eletto S. Giuseppe “Maestro nella via del Signore” ed “Economo, Amministratore e Avvocato degli interessi materiali della casa”; confidando nella sua intercessione, è riuscita – tra mille difficoltà – ad affittare un appartamento, acquistare un terreno e costruirvi una casa. Giovanna si rivolge al santo e parla di lui con grande familiarità, confidenza e venerazione, perché – scrive -: “come un tempo custodì la santa casetta di Nazaret, così anche vegliò amorosamente e spero costantemente veglierà per il bene dell’opera del Signore”, nostra la Famiglia religiosa fondata a Breganze nel 1907. 

sr Maria Coccia

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