Nell’ascolto dello Spirito

24
Dic

Paolo, Pietro, Giacomo e l’esperienza sinodale del concilio di Gerusalemme

Nel libro degli Atti degli Apostoli è presente una modalità di risolvere le difficoltà e i conflitti che noi oggi definiremmo sinodale. Già dopo la morte e risurrezione di Gesù, Pietro, rivolgendosi ai discepoli riuniti insieme nella stanza del Cenacolo, chiede di scegliere una persona per sostituire Giuda dopo la sua morte e tornare al numero dodici, per loro ancora importante, che ricordava le tribù di Giacobbe/Israele. Stabilito il criterio dell’essere stati al seguito di Gesù fin dall’inizio e testimoni della sua risurrezione, i discepoli pregano Dio e scelgono Mattia.

Successivamente, “aumentando il numero dei discepoli” (At 6,1-7) sorgono tensioni tra giudei ed ellenisti nella ripartizione e condivisione dei beni. Anche in questo caso i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli per trovare insieme, pregando lo Spirito, il modo per risolvere il conflitto.

L’esempio più significativo rimane però quello raccontato in Atti 15,1-35, l’assemblea di Gerusalemme, da molti definita come il primo concilio. Quanto narrato evidenzia un conflitto che, per alcuni esegeti, avrebbe potuto portare a una divisione tra i missionari evangelizzatori in terre pagane e l’iniziale comunità dei Giudeo-cristiani di Gerusalemme. È la prima, profonda, questione che la Chiesa è chiamata ad affrontare. Paolo e Barnaba, dopo il viaggio per la diffusione del Vangelo, sono ad Antiochia di Siria dove hanno fondato una comunità. Qui arrivano alcuni giudei che provenivano dalla Chiesa di Gerusalemme e iniziano a turbare i nuovi convertiti sostenendo la necessità della circoncisione per la salvezza. La questione è sostanziale e infatti accompagnerà la storia della Chiesa nel corso dei secoli, anche se con modalità diverse: il rapporto tra il dono della fede in Gesù e la realizzazione del suo annuncio del Regno rispetto all’osservanza della legge.

Paolo e Barnaba, in aperto dissenso con le affermazioni dei Giudei, si recano a Gerusalemme per sottoporre la questione alla prima Chiesa. Attraversano la Fenicia e la Samaria, terre con popolazioni miste o pagane, raccontando le conversioni e suscitando grande gioia in chi ascoltava con un cuore aperto all’azione dello Spirito.

La gioia suscitata nei pagani stride fortemente con la rigidità che invece incontrano una volta giunti a Gerusalemme e vengono ricevuti dagli apostoli e dagli anziani: una Chiesa degli inizi, ma già strutturata con i retaggi del popolo ebraico. Al loro racconto, che narra le grandi cose che Dio aveva compiuto per mezzo loro (parole che sembrano far risuonare quelle del Magnificat di Maria), rispondono alcuni farisei convertiti che non si mettono in ascolto e continuano a ritenere l’osservanza della legge di Mosè essenziale per la salvezza. A questo punto è Pietro ad alzarsi e a raccontare la sua esperienza di ascolto dello Spirito che lo spinse all’incontro con Cornelio e con altri pagani. Le sue parole sono fondamentali perché viene capovolta la prospettiva: non sono i pagani ad essere salvati come i giudei, ma attraverso la salvezza dei pagani Dio rivela ciò che è alla base della sua volontà: non l’osservanza rituale della legge, ma la fede, l’adesione all’annuncio di vita di Gesù. Sono le ultime parole di Pietro nel libro degli Atti, di lui non si parlerà più, quasi avesse svolto il suo compito. Quando Giacomo interviene, lo fa in nome di un’unità che deve fare ancora i conti con la novità del messaggio di Gesù, ma l’ascolto dello Spirito porta alla decisione condivisa di applicare solo le regole minime che venivano usate nelle comunità miste di giudeo-cristiani e pagano-cristiani.

Quanto vissuto nell’assemblea di Gerusalemme è riportata da Paolo nella lettera ai Galati (2,1-10) dove però ricorda anche una situazione diversa: Pietro, che ad Antiochia andava a mensa normalmente con i pagani, comincia a ritirarsi da questa pratica quando in città arrivano dei farisei provenienti da Gerusalemme. In questa occasione, Paolo non esita a richiamare apertamente Pietro per questa ipocrisia e infedeltà al vangelo.

Nella lettera ai Galati, menzionando l’incontro a Gerusalemme, Paolo nomina Pietro, Giacomo e Giovanni ritenute le “colonne della Chiesa”. Nel racconto di Atti non vengono ricordate parole di Giovanni: forse, per lui fanno testo quelle riportate nel suo Vangelo: “il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va” (Gv 3,8). Giovanni ci esorta ad ascoltare la voce dello Spirito, perché ci è dato di sentirla, senza preoccuparci da dove arrivi e dove ci porti; Pietro ci invita ad alzarci e a prendere la parola per fedeltà al Vangelo; Paolo ad avere il coraggio della profezia e di dissentire anche rispetto a chi detiene potere e autorità se questi vanno contro al soffio dello Spirito, disponibili poi a rimetterci in cammino.

Donatella Mottin

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