Le religiose al Sinodo: la nostra partecipazione segue un processo di crescita

21
Ott
Sono 10 le religiose uditrici che al Sinodo sulla Regione Pan-amazzonica rappresentano la UISG, l’Unione Internazionale Superiore Generali. Stamattina, a Roma, presso il Centro per la Vita religiosa a Regina Mundi, le consacrate hanno incontrato i giornalisti per condividere con loro il prezioso cammino sinodale fatto fin qui

Adriana Masotti – Città del Vaticano – Vatican News

Delle 10 religiose rappresentanti dell’ Unione Internazionale Superiore Generali, 6 provengono dal Brasile, 2 dal Perù e 2 dalla Colombia. Tutte possiedono una grande esperienza missionaria e pastorale nella Regione amazzonica, alcune sono di origine indigena. Al Sinodo si affiancano ad altre 13 religiose invitate come uditrici, esperte, consulenti e collaboratrici.

La presenza della donna nella Regione amazzonica

A parlare con i giornalisti stamattina c’è tra le altre, suor Mary Agnes Njeri Mwangi, delle Suore Missionarie della Consolata, esperta in teologia indigena e dialogo interreligioso, coinvolta da 19 anni nell’impegno della Chiesa in Roraima (Brasile), in particolare nella pastorale dei popoli indigeni. Di origine keniota, suor Mary Agnes, racconta a Gudrun Sailer di Vatican News, la sua costante ricerca del dialogo con gli abitanti dell’Amazzonia nella certezza che questo è “un modo appropriato per essere missionaria”. Un dialogo che è testimonianza di fede e anche condivisione della vita e ricerca della giustizia. Sul posto della donna in ambito ecclesiale nella Regione, risponde così:

R. – La donna nella Chiesa cattolica è presente, specialmente nella parte interna dell’Amazzonia, è presente nelle piccole comunità, prepara le persone al battesimo come catechiste o anche prepara le persone a diventare catechisti. E’ presente anche nella promozione di programmi di formazione e di educazione. Le donne sono quelle che accompagnano i bambini nella partecipazione alla vita della Chiesa e li introducono alla lettura della Parola Dio e nella conoscenza del Vangelo.

Nel Sinodo si discute in merito a nuovi ministeri nella Regione amazzonica: che cosa pensa di questo, come percepisce questo problema?

R. – In realtà i nuovi ministeri sono quello che le donne già fanno, per esempio nel coordinamento del lavoro pastorale in una parrocchia. Questo non viene considerato come un ministero, è un servizio… ma è tempo che la Chiesa riconsideri le donne nell’organizzazione, nella partecipazione, nel discernimento, nel prendere le decisioni. Questo chiama a una nuova organizzazione anche della Chiesa dove i doni di ognuno siano considerati allo stesso livello.

Le religiose non hanno diritto di voto al Sinodo. Poco fa, in conferenza stampa, ha detto che questo non è molto importante per lei…

R. – In questo momento non è importante. Penso che quello che è importante è che ci sia un processo di crescita nella partecipazione delle suore nel Sinodo. Il Sinodo originariamente era stato creato per essere il sinodo dei vescovi… L’esperienza delle suore, il loro impegno viene già considerato anche se non parliamo molto. Dunque la presenza delle donne è importante nel Sinodo e c’è bisogno che ci siano più donne. Penso che in questo processo si potrà arrivare anche al voto. E’ un processo, siamo in questo processo e questi passi che facciamo sono motivo di ringraziamento al Signore.

Diceva che si tratta di un processo: qual è il punto a cui si è arrivati oggi?

R. – Questo è stato un Sinodo molto speciale. Noi abbiamo dato il nostro contributo in tutte le istanze, anche negli interventi. Sono molto felice di aver potuto parlare, sono felice di aver condiviso quello che doveva essere detto nei piccoli gruppi, è stato un modo per contribuire. Quindi anche noi religiose siamo presenti nelle conclusioni finali con il nostro contributo, anche se non votiamo.

Lavorare insieme ed essere una presenza profetica

Liliana Franco Echeverri, o.d.n., presidente della Conferenza Latinoamericana delle Religiose (CLAR), è una consacrata che opera nel territorio amazzonico all’interno della Colombia. Anche lei è tra le partecipanti alla conferenza stampa di oggi. “Noi religiosi e religiose che siamo presenti al Sinodo – afferma intervistata dal collega di Vatican News, Renato Martinez – siamo convinti che, come consacrati, dobbiamo “montare la nostra tenda” in Amazzonia. Oggi è davvero urgente riprendere quella vocazione profetica che, come consacrati, abbiamo e capire che siamo chiamati ad una vita consacrata che abbia tre caratteristiche fondamentali: l’intercultura, cioè la capacità di realizzare la pedagogia dell’incontro e del dialogo. L’itineranza in un mondo che si muove, sia geograficamente sia esistenzialmente, e infine la dimensione intercongregazionale, perché oggi dobbiamo praticare la strada della comunione, della sinodalità e questo richiede che ci impegniamo a lavorare insieme come fratelli e sorelle. Questo è ciò che tutti i religiosi di questo continente sono chiamati a fare, perché la vita continua a gridare e ha bisogno di noi”.

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