Il segreto dell’alba

07
Apr

Storie e parole di rinascita, in un’intervista alla teologa e filosofa Lucia Vantini

Cercando di ampliare lo sguardo sull’“oltre” della concreta situazione di pandemia che il mondo sta vivendo, ci imbattiamo spesso in letture panoramiche che guardano al futuro, discutono su ciò che sarà, come sarà, chi sarà a guidare il nuovo mondo che nasce dopo il Covid 19 e il lungo tempo di incertezza personale e sociale che ha causato distanza, chiusura, ma anche nuove modalità di relazione e di pensiero proprio a partire dalla vulnerabilità sperimentata. Vogliamo iniziare in un modo particolare: non rivolgendoci alle scienze esatte e all’analisi sociologica, ma alla sapienza filosofica e teologica. Sapienze che partono dalla vita e ad essa ritornano dopo il pensiero, l’ascolto, il dialogo, la consultazione, la condivisione: e ne aprono nuove luci. Abbiamo chiesto a Lucia Vantini, amica teologa e filosofa, di comunicarci qualche “perla di sapienza” dal suo ultimo libro.

“Il segreto dell’alba” è un titolo affascinante per questi nostri tempi. Sembra andare a scovare antichi segreti per indurre l’alba nuova a sorgere. Che significato ha per te?

I segreti non si dicono, ripetono i bambini: è una regola fondamentale dell’amicizia. I segreti, però, spesso si confessano, e proprio a qualcuno a cui si vuole bene e di cui ci si fida. L’immagine del segreto dell’alba si materializza così, in una trama di relazioni buone nelle quali i soggetti scrutano insieme la linea dell’orizzonte, domandandosi – come la vedetta di Isaia – quanto ancora resti della notte. È un’attesa impaziente che spinge il tempo ad affrettarsi, affinché metta al mondo le sue promesse migliori. Il titolo del libro, Il segreto dell’alba, rimanda a questa trama e raccoglie l’eredità di una filosofa, ma anche il suggerimento di una cara amica. La filosofa è Marìa Zambrano, che racconta di come le notti delle nostre storie singolari e condivise avanzino nell’ansia della gestazione e nella speranza di una vita che vuole nascere. Dell’amica invece non dirò il nome, perché vorrei riportarlo a quei molteplici scambi tra donne che cercano passaggi per indurre l’alba a sorgere.

 

C’è una sapienza donata da quelli che definisci “gli angeli della storia”. Ce ne presenti uno a cui sei particolarmente legata e che ha avuto cura dei tempi fragili e complessi che viveva?

Gli angeli possono sembrare fuori posto in un discorso serio, ma sono invece indicatori preziosi di quegli elementi capaci di interrompere le storie tragiche. Si apre così un immaginario trasgressivo, molto diverso da quello degli angeli custodi legati alla nostra infanzia e decisamente più audace nell’accostamento di sacro e profano. In questo spazio troviamo infatti la storia di Giacobbe, che nella lotta con un angelo si ritrova trasformato nel nome e nel destino, ma anche le poesie di Alda Merini, che evocano angeli stranamente vicini e misteriosamente legati ai numeri di telefono scritti col pennarello sul muro della camera.

 

“Nascita” è propriamente femminile. Lo è anche la rinascita?

Ci sono termini “femminili” non tanto per genere grammaticale quanto piuttosto per il loro rimando a esperienze con cui le donne hanno particolare confidenza, sbilanciate come sono sul versante della vita. Questo tratto, riconoscibile in molte, porta con sé una certa resistenza a pensare le trasformazioni in chiave dialettica, cioè come rotture totali. In questo senso, rinascere non è mai ricominciare da capo né ripartire da altrove, ma un’esperienza di rigenerazione che non chiude gli occhi sul dolore.

Accanto, di fronte e spesso dentro il negativo, si intravedono allora varchi da attraversare e possibilità da cogliere. Questa sapienza, di marca femminile, non è esclusiva delle donne: in fondo è forse questo il senso della storia di Nicodemo nel Vangelo di Giovanni.

 

Quali sono a tuo parere le parole di rinascita?

Le parole-chiave sono tante, e spesso suggeriscono un ritorno che passa per una strada inedita che inaspettatamente riapre il futuro. In questo viaggio verso l’origine si riscopre anzitutto la filialità come tratto inaggirabile di ogni essere che si trova al mondo, ma ci si incammina al contempo verso un futuro di solidarietà: non ci si salva in solitudine e le rinascite sono sempre condivise, tra fratelli e sorelle.

a cura di sr Federica Cacciavillani

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