Il pianeta che speriamo: tutto è connesso

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Dic

Interventi competenti e appassionati dalla 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani

La 49esima Settimana sociale dei cattolici, tenutasi a Taranto dal 21 al 24 ottobre, ha valorizzato la presenza di giovani e donne, richiesta espressamente alle 208 delegazioni diocesane: un terzo dei partecipanti erano donne, delle quali la metà con meno di 35 anni. Tale novità è stata percepita positivamente come normale, opportuna.

Suor Alessandra Smerilli (segretaria ad interim del Dicastero per lo sviluppo umano integrale), con la sua sensibilità formativa e la competenza economico-politica nell’ambito della cooperazione, da anni contribuisce alla ricerca di un’economia sostenibile e coerente col Vangelo; unica donna nel comitato scientifico organizzatore delle Settimane sociali, è figura emblematica del prezioso apporto femminile in quello che è stato non un evento in sé concluso, ma la tappa decisiva di un percorso collettivo catalizzatore di persone, enti e aggregazioni sociali. Sul tema Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso – legato alla tutela della vita in un fecondo rapporto tra ecologia ed economia – appassionate voci femminili hanno risuonato nell’assemblea portando contributi di pensiero ed esperienza, competenza e concretezza. Ne citiamo alcune.

Annamaria Moschetti, presidente della Commissione ambiente dell’ordine dei medici di Taranto, definisce la sua città “sotto assedio, ammalata e triste”: “L’ambiente siamo noi, nulla di quello che viene immesso nell’ambiente poi non è dentro di noi”; le emissioni dell’acciaieria hanno provocato morte, tumori e danni neurologici soprattutto nei bambini. “Un solo bambino vale più di tutto l’acciaio del mondo.” “Come medici chiediamo che IMMEDIATAMENTE sia sospesa l’immissione nell’ambiente di sostanze neurotossiche”; “Prima l’essere umano e poi il prodotto”.

Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire, narra la deforestazione amazzonica: “L’Amazzonia è anche nostra, ci riguarda. È regolatore del clima mondiale…”, ma “è anche un luogo teologico – come dice papa Francesco – dove Dio si rivela per segnalarci le ferite della terra; in Amazzonia l’economia che uccide mostra il suo volto, la strage di alberi procede di pari passo alla strage di esseri umani”; “lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali implica lo sfollamento delle persone e non produce benessere”. Al tempo stesso “l’Amazzonia è un segnale straordinario di speranza: nella resistenza delle popolazioni amazzoniche è chiaro come non ancora tutto è perduto”. Bisogna “informarsi bene. Ci vogliono far credere che vi sia una contrapposizione tra ecologia ed economia, ma se brucia la casa comune non c’è più ricchezza.” “Non è sufficiente capire razionalmente… dobbiamo sentirlo dentro; per questo occorre la poesia, l’arte…”.

Le Mamme No PFAS Veneto si battono per impedire l’immissione di sostanze nocive nell’acqua. Per 30 anni un’azienda ha sversato Pfas nella falda acquifera che riforniva il loro territorio, con danni permanenti alla salute dei figli e di tutti. Annamaria Panarotto: “Il problema di Pfas non è solo in Veneto”; “vogliamo limiti nazionali, e che queste molecole delle industrie chimiche vengano testate prima di essere messe in commercio, e che le aree vengano bonificate.” “L’inquinamento impoverisce”: sono elevatissimi i costi per sopperire alla falda inquinata, e quelli di bonifica, ma “la salute non ha prezzo”.

Le bibliste Rosanna Virgili e sr. Benedetta Rossi rievocano il senso della creazione: l’opera di Dio è tuttora in corso e richiede la collaborazione dell’uomo per “far sì che il creato generi e si rinnovi a vita sempre nuova” (Virgili). “Ciò che ha reso sterile la Terra è il sangue del fratello sparso.” “Non esiste la cura del creato senza la pratica della giustizia, della cura dell’altro” (Rossi). “Occorre anche una ecologia ecclesiale”: “una transizione ecologica nella Chiesa, per introdurre fonti di energia alternativa”, e una “Chiesa testimone di una vita di relazione” (Virgili).

Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, afferma: “La speranza è l’eredità che stiamo costruendo per chi ci seguirà, e non aver paura della modernità, dell’innovazione”, “è lavorare insieme guardandoci negli occhi”. Nella sua università, un “laboratorio sociale e scientifico”, la ricerca è orientata a “Garantire una qualità della vita a tutte le età”. Riguardo alla disparità di genere, che obbliga le donne a scegliere tra il lavoro e i figli, il problema è che “viviamo in un mondo disegnato dai maschi per i maschi. Noi donne, invece, disegniamo il mondo per tutti”.

[Per approfondire vi invitiamo a consultare il sito www.settimanesociali.it]

sr. Maria Coccia

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