Correva l’anno: 1868

10
Apr

“I miei genitori erano poveri pastori che si recavano nel tempo d’inverno in un paese o nell’altro con le loro pecore. Nel novembre del 1867 trovarono da collocarsi a Toara presso i conti Barbaran e fecero ritorno alla volta di Enego loro patria la mattina del 23 maggio 1868: arrivati alla sera a Bolzano Vicentino si rifugiarono con i loro armenti in una stalla, ove piacque al Signore che io venissi al mondo”. (dalle Memorie di Giovanna Meneghini)

Il 17 marzo 1861 è proclamato il regno d’Italia con re Vittorio Emanuele II. Ma l’unità è incompiuta: sono ancora da annettere il Veneto, Roma, Trento e Trieste. Torino è la capitale d’Italia, governata, dal 1861 al 1876, dalla destra storica, un gruppo liberale, settentrionale, erede di Cavour. Questo ceto dirigente attua una politica di accentramento, estendendo a tutto il regno la legislazione piemontese, escludendo autonomie locali: è una “piemontizzazione” dell’Italia che causa la questione meridionale.

Gli uomini della destra storica affrontano a livello europeo la questione della mancata unificazione nazionale. Il Veneto, soggetto all’Austria, entra nel 1866 nel regno d’Italia, dopo la disastrosa Terza guerra d’indipendenza, grazie alla Prussia.

Ancora più complicata è la questione romana: come affrontare un conflitto con il papa? Dal 1864 la capitale è trasferita a Firenze, mentre i democratici mazziniani progettano l’azione militare: il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrano a Roma, ponendo fine al potere temporale dei papi. Nel 1871 Roma diventa la capitale d’Italia e i rapporti tra stato e Chiesa sono regolati dalla Legge delle guarentigie, generando la questione cattolica: Pio IX, garantito nella funzione religiosa, ma con una sovranità limitata al Vaticano, respinge l’accordo ed emana nel 1874 il “non expedit”, vietando ai cattolici di partecipare al voto politico (ma è raccomandato quello amministrativo). Il governo della sinistra di Depretis (1876), che succede alla destra, s’impegna nella questione sociale con un programma minimo di riforme, tra cui l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita per un biennio. Si delinea anche la questione femminile come progetto autonomo di emancipazione con obiettivi derivati dal pensiero e dall’azione delle donne. Nel 1881 Anna Maria Mozzoni propone il tema del voto alle donne che formalmente potevano accedere ai licei ed alle università solo dal 1874. Nel 1903 viene convocato il primo Consiglio nazionale delle donne italiane.

Matilde Gianesin

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