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26
Set

Donne, parola di Dio e segni dei tempi: la presentazione della nuova proposta biblica curate dall’associazione Presenza Donna

Gregorio Magno afferma che la Scrittura cresce con chi la legge. Non nel senso, è ovvio, che si aggiungano pagine alla Bibbia, dal momento che con l’evento di Gesù Cristo, narrato dalla testimonianza apostolica, la rivelazione è giunta al suo compimento. La Scrittura cresce perché chi la legge vi entra dentro con la sua esistenza, nel periodo storico in cui vive, a partire dal contesto culturale differente nelle regioni dove il Vangelo è stato via via annunciato e nei popoli che l’hanno accolto. Da questo punto di vista, la missione non nasce unicamente dalla constatazione che ci sono realtà non ancora evangelizzate, ma dall’esigenza che la parola di Dio venga accolta e letta in un ambito sempre più universale, così può crescere fino a diventare Parola di tutti e per tutti. È il Vangelo stesso che ha bisogno della missione, affinché Gesù Cristo possa assumere il volto di ogni epoca e di ogni popolo. Senza la missione non è solo chi non è stato ancora evangelizzato a restare povero, il Vangelo stesso risulta impoverito di quella crescita resa possibile da tutti coloro che vi sono entrati dentro con la loro vita, la loro lingua, la loro cultura. Così la parola di Dio esplode in significati sempre nuovi.

 

Dalla vita alla Parola

“Lampada ai miei passi è la tua parola, Signore, luce sul mio cammino”, diciamo giustamente riecheggiando il Salmo 119 tutto dedicato alla parola di Dio. Ed è comune pensare che dal Vangelo si riceve luce per leggere e interpretare nella fede gli eventi della vita. Quanto detto sopra, tuttavia, ci invita a cogliere una reciprocità nella relazione tra Parola e vita: non solo riceviamo luce dal Vangelo, ma il Vangelo riceve una luce nuova e si dischiude in significati ulteriori a partire dagli avvenimenti. La storia, infatti, è luogo in cui lo Spirito continua a operare e i segni dei tempi danno luce e forniscono chiavi interpretative inedite alle pagine della Scrittura. Penso sia capitato a tutti di udire per l’ennesima volta una pagina di Vangelo ben conosciuta e di ritrovarsi ad esclamare: “Adesso ho capito”! Lo diciamo non perché abbiamo studiato l’ultimo commento biblico di uno studioso particolarmente acuto (cosa che, comunque, non è male fare di tanto in tanto!), ma per il fatto che siamo entrati in quel brano evangelico con un’esperienza significativa magari recente. Quell’avvenimento, quell’incontro, quella situazione hanno permesso di accostarsi alla parola di Dio con uno sguardo altro e diverso e cogliere quindi un significato fino ad allora mai recepito.

 

Parola di popolo

Il nostro approccio all’esperienza di fede – e non solo – è spesso molto individuale, per non dire individualistico. Ci dimentichiamo che la parola di Dio nasce come Parola detta, espressa, comunicata e infine scritta da un popolo. Ciò non significa che non parli a ciascuno, nella singolarità della propria esistenza amata e raggiunta da Dio con una parola in certo senso su misura. Ma la dimensione personale emerge all’interno di una rivelazione donata, affinché si costituisca una comunità di donne e uomini solidali, legati da vincoli di fraternità. Con linguaggio teologico, si parla oggi di un volto di chiesa che dalla Parola e nella Parola si scopre sempre più “comunità ermeneutica”, cioè interpretativa del Vangelo. Alle comunità cristiane, infatti, non è affidato solo un Vangelo da annunciare, ma da interpretare di continuo alla luce dei segni dei tempi. Non c’è da custodire un libro, ma da far crescere la Scrittura come parola viva e sempre attuale, letta e riletta entrandovi dentro con i fatti della vita. Esemplare, in questo senso, dovrebbe essere l’eucaristia nel giorno del Signore: la settimana di vita di una comunità quale “paio di occhiali” per interpretare il Vangelo di quella domenica.

 

Alla scuola della Parola

Non possiamo pensare che l’interpretazione attuale e coinvolgente possa dipendere unicamente dal prete che presiede la messa e dall’omelia proposta all’assemblea. Certo, c’è una responsabilità che noi preti abbiamo e una carenza notevole percepita da chi va a messa. Come vengono formati i presbiteri, quanto si preparano, con chi si confrontano: interrogativi aperti. E tuttavia arrivare ad essere una comunità ermeneutica richiede una frequentazione delle Scritture assai più assidua di quella attuata nelle comunità cristiane. Scontiamo un ritardo di secoli, anche se il concilio Vaticano II ha riproposto il primato dell’Evangelo: in principio la Parola. Constatiamo la difficoltà di coinvolgere i cristiani ad esempio nella lectio divina, che proposta nelle parrocchie vede una frequentazione modesta. Hanno invece successo forme religiose di devozione, dove spesso viene fatta una lettura dei segni dei tempi non come luce per la comprensione del Vangelo, ma in chiave negativa quando non addirittura demonizzante. Anche per questo diviene importante che si continui a fare della parola di Dio ciò che sta a fondamento della comunità e della vita cristiana, che non si smetta di dare forma ad un discepolato di Gesù mediante le Scritture, la cui ignoranza – afferma s. Girolamo – è ignoranza di Cristo.

 

Bibbia News

La proposta del Centro Presenza Donna per questo settembre 2019, che continua e rinnova il cammino del gruppo biblico portato avanti per anni, vuole già nel titolo porre l’attenzione su questa ermeneutica delle Scritture alla luce dei fatti della vita. Ricordiamo la frase del teologo evangelico Karl Barth: “Il cristiano ha in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale”. Si tratta di mettere in circolarità l’una e l’altro, perché s’illuminino vicendevolmente. Negli incontri proposti, come appare dal programma, si vorrebbe provare insieme a partire non dalla parola di Dio, ma da realtà significative che ci interrogano quali segni dei tempi oggi. Come dire: stavolta partiamo dal giornale e vediamo che luce ne viene per far emergere dai testi biblici ciò che hanno da dirci, per noi e per il nostro essere comunità immersa significativamente nella storia. Un percorso probabilmente meno consueto dell’altro, che parte dalla Bibbia per trarne significati e indirizzi di vita, troppe volte tuttavia con una valutazione negativa e spesso moralistica della realtà del nostro tempo. È tempo di riconoscere che la storia non è solo un contesto, entro cui leggere la parola di Dio; è essa stessa un testo, che accolto con fede fa crescere i testi biblici con la comunità che li legge.

don Dario Vivian

 

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