Mozambico: il ciclone Idai, le nostre sorelle, la popolazione

19
Mar

“Stiamo bene, siamo chiuse in casa”.

Questa l’ultima conversazione avuta giovedì 14 marzo con le nostre sorelle di Beira. La città del Mozambico si stava preparando al passaggio del ciclone Idai, che dalle previsioni sarebbe stato molto violento e distruttivo. Sospese le lezioni in tutte le scuole, sospesi i servizi: l’ordine era di stare barricati in casa.

Poi, per due giorni, nessuna notizia. Solo qualche news pubblicata su siti mozambicani, con le foto di una città rasa al suolo dal vento che ha viaggiato a più di 170 Km orari.

Lunghi tentativi di connessione, di avere notizie della popolazione mozambicana, delle nostre suore di Beira e di Dondo, dei preti di Vicenza e di Rovigo con cui condividiamo la nostra missione ormai ventennale in quel lontano paese africano.

Poi, la telefonata delle suore di Dondo alla superiora generale nel cuore della notte del 17 marzo: “Stiamo bene, non vi preoccupate per noi. Avvisate i nostri parenti che non siamo in pericolo di vita. Sembra che il peggio sia passato. Siamo senza luce elettrica, senza acqua, ma la nostra casa è ancora in piedi: non riusciamo a telefonare, non funziona nulla – dice sr. Valentina De Gan al telefono – e dobbiamo risparmiare la batteria dell’unico telefono che ha connessione. Abbiamo sentito le suore di Beira: loro stanno bene, ma sono molto impaurite. In città tutto è distrutto, nulla è più come prima. Anche qui da noi molte case sono state spazzate via dal vento, e si ha paura che la zona venga allagata dall’apertura delle dighe. Ma per ora resistiamo, insieme alla nostra gente”.

Lentamente arrivano notizie: il messaggio audio di don Maurizio Bolzon, prete di Vicenza, gli articoli di qualche quotidiano, qualche breve servizio alla TV.

È proprio a Beira che Idai ha fatto i maggiori danni: sulla costa dell’oceano Indiano, antico porto di attracco e di partenza dei grandi navigatori portoghesi, è in questa città che il ciclone ha spazzato via con una furia incredibile le case e le chiese costruite saldamente su fondamenta e muri di cemento, lo stadio di Munhawa, e in un soffio ha fatto volare le povere case di fango, le “palliote” e le tende dei bairros.

La preoccupazione delle nostre sorelle è soprattutto per la povera gente che vive in rifugi di fortuna, che quando piove ha l’acqua in casa e mette in sicurezza i bambini a dormire sul tavolo, cercando di non farlo galleggiare troppo.

Che ne è di una popolazione così giovane e così provata dalla povertà, dal disastro ambientale, dai cambiamenti climatici, da una politica che non riesce a dare protezione e sviluppo alla maggior parte della popolazione?

È la domanda che assilla le nostre sorelle, i preti e i diaconi delle comunità, l’arcivescovo Claudio, la chiesa tutta.

È la domanda di aiuto e di sostegno che rivolgiamo al Dio che in tanti modi questo popolo prega, che oggi tutti preghiamo anche per intercessione di san Giuseppe.

“La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te” (2 Sam 7,16) dice la lettura della liturgia di questo 19 marzo: preghiamo perché come comunità riusciamo ora a collaborare con Dio per ridonare vita e costruire “case salde” per il popolo del Mozambico.

sr. Federica Cacciavillani

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