Le domande delle donne

10
Ott

Si intrecciano fra loro alcune delle istanze che le donne pongono alla chiesa in cerca di risposte

“Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne, a partire dalla ferma convinzione che uomini e donne hanno la medesima dignità, pongono alla chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono superficialmente eludere” (EG 104).

Durante il suo pontificato, Francesco ha parlato più volte e in diverse occasioni della necessità di un ascolto più attento alle domande delle donne rispetto al loro essere nella chiesa. Come afferma anche Enzo Bianchi: “Da decenni la chiesa cattolica si interroga sul ruolo delle donne nella chiesa, ma senza che nascano risposte adeguate e convincenti. Si esalta la femminilità con espressioni curiose, «il genio femminile», si sottolinea la loro eminente dignità di spose, madri e sorelle, ma poi non viene loro riconosciuta alcuna possibilità di esercitare responsabilità e funzioni direttive nella chiesa. Così tutto il corpo ecclesiale ne risulta menomato”.

La questione è diventata ancora più pressante in questi ultimi decenni, in quanto l’attuale contesto sociale e culturale vede una presenza sempre più qualificata delle donne in diversi ambiti e si sperimentano – tra luci e ombre – modalità radicalmente nuove di vivere le relazioni. Dalle diverse vite delle donne nascono esigenze forti di novità, che mettono in discussione se stesse, la società e anche la chiesa, chiedendo azioni, scelte, gesti di cambiamento, oltre alle semplici parole, anche se significative.

Adriana Valerio, in un suo contributo raccolto nel libro Il cristianesimo al tempo di papa Francesco (a cura di Andrea Riccardi), sottolinea come “una delle istanze, se non addirittura delle emergenze, più significative del cristianesimo contemporaneo, appunto del «cristianesimo al tempo di papa Francesco» è il pieno riconoscimento dei diritti delle donne dentro e fuori la chiesa”.

Oggi le donne, soprattutto quelle più giovani, vogliono avere le stesse possibilità degli uomini non solo nei campi dell’istruzione e del lavoro, ma anche in quelli delle decisioni e delle leadership, ed è forse anche per questo che in chiesa non ci vanno più e progressivamente si allontanano dalla religione, come evidenziano alcune significative ricerche: “Più studiano e più si abituano a ragionare con la propria testa. E più si allontanano dalla chiesa cattolica. In misura maggiore rispetto agli uomini perché quello cattolico è un ambiente nel quale loro non sperimentano la parità di diritti che hanno conosciuto altrove” (cfr. Alessandro Castegnaro, Nordest. Una religiosità in rapida trasformazione). Nello stesso tempo, da varie parti, emergono richieste o considerazioni che attestano come sia comunque forte, per molte credenti, il desiderio di una vera riforma della chiesa rispetto a questo tema (e a molti altri!). È dei primi mesi di quest’anno la scrittura e divulgazione da parte di un gruppo di donne – a partire da alcuni articoli di Paola Lazzarini – di un Manifesto che “da un lato riassume ciò che, come donne, abbiamo sperimentato e sperimentiamo nelle comunità cristiane e dall’altro rappresenta una dichiarazione di intenti riguardo al come vogliamo agire nella chiesa, più ancora che al cosa fare”. Nel manifesto, presentando se stesse come credenti, discepole di Gesù, innamorate della chiesa, le firmatarie indicano una serie di richieste in ordine a una diversa presenza delle donne nella chiesa impegnandosi in una disponibilità di servizio sulla base dei criteri di assertività, libertà e alleanza femminile.

Sempre del 2018 è la traduzione in italiano di un libro pubblicato in Germania nel 2016, scritto da Jacquelin Straub: Giovane. Cattolica. Donna. Perché voglio diventare prete. Nata nel 1990, Straub ha studiato teologia cattolica e già dal 2011 ha reso pubblica la sua vocazione al sacerdozio nella chiesa cattolica: “Non sarà facile, ma con l’aiuto di Dio ci riuscirò. È stato lui a darmi questo dono speciale e quindi non mi lascerà sola”. Per non parlare di tutto il lavoro che da decenni le teologhe in vari paesi cercano di portare avanti, pur tra mille difficoltà, nella riflessione, nell’approfondimento e nelle proposte.

Che fare, dunque, di fronte a questa situazione così complessa, ma nello stesso tempo così pressante? Come raccogliere tutte queste istanze che stanno sollecitando la chiesa intera a un ripensamento complessivo e a un cambiamento e cercare di dare loro significative risposte?

È sicuramente necessario un ascolto attento e libero da pregiudizi, un’azione di discernimento onesto alla luce dello Spirito e la convinzione che, se quanto richiesto è un cambiamento complessivo della chiesa, queste domande sono rivolte, in modo particolare, a chi in essa ha poteri decisionali, ma anche a ogni credente, uomo o donna, che della chiesa si sente, e vuole continuare a sentirsi, parte: “la riforma ecclesiale può essere portata avanti oggi solo nella cooperazione reale tra uomini e donne… nel ridisegnare i poteri, i linguaggi, i luoghi e le forme della visibilità e della parola” (Serena Noceti).

Anche se è chiaro che un ri-pensamento complessivo richiede un’azione di trasformazione della struttura che può essere messa in atto solo dagli organismi istituzionali della chiesa stessa, è importante rendersi conto delle responsabilità individuali e di gruppo dei laici, siano essi uomini e donne. È urgente il coraggio di una visione profetica in questi nostri tempi ecclesialmente così “fragili e incerti”, ed è indispensabile mettere in atto delle “esperienze anticipatrici” di una chiesa più vicina al progetto di Dio e all’esperienza iniziata con Gesù.

Azioni, scelte e modi di vivere le relazioni uomo/donna non più in un’ottica di separazione o esclusione, ma sperimentando modi altri di vivere la propria fede, permettono di riconoscere che un altro modo di essere chiesa è possibile. Far conoscere ed allargare queste esperienze permette di narrare una riforma in divenire.

Nella nota introduttiva al libro di Cloe Taddei Ferretti Anche i cagnolini. L’ordinazione delle donne nella chiesa cattolica, il vescovo emerito Raffaele Nogaro scrive: “Penso sia necessario, oggi, rivedere il ruolo della donna nella comunità cristiana, per poter far rivivere la verità del Vangelo. È giusto infatti che nella chiesa le donne svolgano i compiti che Gesù ha loro affidato, gli stessi dei maschi”.

Donatella Mottin

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