Il 7 aprile in Mozambico è la Festa della Donna Mozambicana. La data ricorda la morte di Josina Machel, una donna uccisa nel 1971 durante la lotta armata per l’indipendenza. Josina é divenuta la figura-simbolo delle donne mozambicane chiamate a “lottare” …per la vita!
Proponiamo qualche nota biografica su Josina e ricordiamo le tante donne mozambicane chiamate anche in queste settimane di pandemia mondiale a lottare per la vita!
Josina Machel – eroina dell’indipendenza mozambicana e dell’emancipazione femminile
di Anna Fresu
Josina Machel ha dato al Mozambico ogni soffio della sua breve vita. Il coraggio e l’abnegazione da lei dimostrati meritano memoria indelebile.
Josina Muthemba nasce ad Inhambane, in Mozambico, il 10 agosto del 1945, in una famiglia numerosa. Il padre era infermiere e di idee nazionaliste e indipendentiste che lo portarono ad essere sottoposto a interrogatori e a volte incarcerato. La madre stimolò sempre in lei, nei fratelli e nelle sorelle la voglia di studiare. Per completare i suoi studi e diventare ragioniera a 13 anni, Josina si traferisce a Lourenço Marquez (oggi Maputo), capitale della colonia.
Due anni dopo entra a far parte del Nucleo degli Studenti della Secondaria del Mozambico dove ci si riuniva per riaffermare la propria identità e l’opposizione al colonialismo. Nel ’64, assieme ad altri studenti, fugge dal paese per unirsi al Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) la cui sede era in Tanzania. Lo fa passando per la Rodhesia dove viene però arrestata, riportata in Mozambico e qui incarcerata. Cinque mesi dopo verrà liberata grazie a una campagna condotta dal FRELIMO e alle pressioni internazionali successive. Riprenderà gli studi sotto stretta vigilanza della polizia politica (PIDE). Quattro mesi dopo Josina scappa di nuovo, questa volta in Swaziland dove entrerà in un campo rifugiati e non rivedrà più nessun membro della sua famiglia. Riuscirà di nuovo a fuggire alla vigilia di nuove deportazioni e attraverso il Sudafrica arriverà in Botswana nel tentativo di raggiungere nuovamente la Tanzania. In Botswana lei e gli altri fuggitivi sono dichiarati dalle autorità britanniche “indesiderabili”.
Sarà il presidente del FRELIMO Eduardo Mondlane ad ottenere l’autorizzazione per lei e altri 17 studenti a raggiungere finalmente la Tanzania.
A vent’anni Josina aveva già diverse responsabilità all’interno del fronte di liberazione. Divenne aiutante di Janet Mondlane, la moglie americana del presidente, che dirigeva un centro di educazione per alunni mozambicani in Tanzania. Un anno e mezzo dopo rifiuta una borsa di studio per un’università in Svizzera e diviene volontaria del Distaccamento Femminile, il cui scopo era quello di formare politicamente e addestrare militarmente le donne. Questa fu un’iniziativa straordinaria per l’uguaglianza di genere perché andava contro le norme culturali africane tradizionali fortemente radicate. Lei stessa frequenterà per tre mesi un corso di formazione militare al Centro di Nachingwea, nella Tanzania del sud. Direttore del centro era Samora Machel che sposerà nel ’69 e da cui avrà un figlio, Samito.
Nel ’67 verrà creato il Distaccamento femminile di cui Josina Machel farà subito parte e attraverso il quale porterà avanti la sua lotta per l’emancipazione delle donne e per l’impegno nella lotta, sostenendo le popolazioni attraverso la creazione di centri di salute, scuole, asili; aiutando le famiglie le cui case erano state distrutte dai bombardamenti e dagli assalti dell’esercito coloniale, curando i soldati feriti e le famiglie traumatizzate dalla guerra, assistendo i bambini e gli orfani.
Nel 1968 è nominata delegata nel I Congresso del FRELIMO in cui sosterrà una potente difesa per l’inclusione delle donne in tutti gli aspetti della lotta di liberazione. Nominata Incaricata del Dipartimento di Affari Esteri e della Sezione Femminile, parteciperà a vari incontri internazionali sui diritti delle donne e sul ruolo e l’importanza delle donne in tutti i processi di sviluppo.
Nel ’69 Josina Machel diviene responsabile del dipartimento di Affari Sociali, creando vari centri educativi e assistenziali per i bambini del nord del Mozambico. In quello stesso anno Eduardo Mondlane sarà assassinato da agenti del governo coloniale portoghese e lei offrirà il suo appoggio alla vedova.
Nel 1970 accuserà diversi problemi di salute e si recherà a Mosca per curarsi. Lì le viene diagnosticato un tumore al fegato. Oltre a una dieta rigorosa le viene anche raccomandato il riposo quasi assoluto. Consigli che Josina Machel non seguirà per poter far fronte a tutti gli impegni di quella fase importante della lotta. Nel ’71, parte per Cabo Delgado, la prima zona liberata dal FRELIMO, per valutare i programmi sociali che vengono lì applicati. La fatica dei numerosi incontri e programmi la convince a partire per Dar es Salaam agli inizi di aprile. All’attraversare la frontiera con la Tanzania consegna la sua pistola ad un compagno dicendo: “Compagni, non posso più continuare. Da’ questa al comandante militare della provincia perché possa contribuire alla salvezza dei Mozambicani”.
Non ha ancora 26 anni quando muore all’ospedale Muhimbili, il 7 di aprile.
L’anno dopo, il FRELIMO dichiara il 7 di aprile Giornata della Donna Mozambicana (Dia da Mulher Moçambicana). Nel 1973 verrà creata l’Organizzazione Nazionale delle Donne Mozambicane (OMM), il braccio sociale e politico del movimento delle donne che porterà avanti gli ideali di Josina Machel fino all’indipendenza, avvenuta il 25 giugno del 1975.
Dal sito www.culturafemminile.com