Quaresima…tempo di scelte, di incontro con il Signore, di riaccendere l’amore

27
Feb

In questa seconda tappa di Quaresima vogliamo mettere in luce la dimensione della carità che insieme alla preghiera e al digiuno, da sempre, caratterizzano un percorso spirituale che si manifesta anche con gesti concreti. La carità è la più alta forma dell’amore: «… è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione».

Sempre nel discorso per la Quaresima, Papa Francesco continua dicendo: «A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti» (FT, 183).

La carità è dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello. Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità[…]
«Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità, che lo porta a cogliere la dignità dell’altro, i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura, e pertanto veramente integrati nella società» (FT, 187).

L’amore di Ester

Nella tradizione ebraica, la festa del Purim è particolarmente sentita e celebrata perché attraverso essa l’ebreo si ricorda che ogni impresa umana è condotta da Dio. Anche la salvezza del popolo, avvenuta attraverso l’audacia di Ester, è in realtà “la sorte” che Dio stesso riserva al suo popolo.

Mardocheo scrisse questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani, per stabilire che ogni anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adàr, perché giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in gioia, il loro lutto in festa, e perché facessero di questi giorni di banchetto e di gioia, nei quali si mandassero regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri”(Ester 9,20-22).

La regina Ester con piena autorità, scrisse lettere che furono inviate a tutti i Giudei, per dare valore ai giorni del Purim in cui deve essere commemorata e celebrata, di generazione in generazione, in ogni famiglia e in ogni luogo, la sconfitta di tutti gli Aman della storia.

In ogni epoca c’è qualcuno che considera “scarto” qualcun altro: oggi come ieri la logica del potere sembra sopraffare la logica della cura, dell’accoglienza, del sostegno ai più piccoli.

Dio può cambiare le sorti ma non senza la collaborazione dell’uomo, della donna, di un popolo che generato dall’amore sceglie di camminare nell’amore, per Dio e per gli altri.

Ester si fa carico del suo popolo e rischia la sua stessa vita: “non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici” Gv 15,13.

Ester salva un popolo…ma la storia non cambia solo per le grandi gesta, cambia anche con piccoli e quotidiani segni che esprimono comunione e fraternità, che tessono una rete di relazioni nelle quali ciascuno è responsabile del fratello e della sorella che Dio gli ha messo accanto. Nella festa del Purim si prendono due precisi impegni: due doni in cibo agli amici e due gesti di carità ai poveri. Gesti possibili anche per noi oggi, gesti che rendono visibile l’amore e danno un volto a Dio che si fa vicino e prossimo ma non senza di noi.

Come la regina Ester, anche noi, possiamo scegliere di fare questi due gesti nei confronti dell’amico e del povero, considerando che povero è chiunque ti tende la mano e ti chiama a fare un passo verso di lui.

Leave a Comment