Gesù nel deserto – I domenica di quaresima

09
Mar
Da pixabai

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Commento

In questo brano incontriamo le “tentazioni di Gesù” e il termine greco “tentazione” significa “mettere alla prova qualcuno” per verificarne la fedeltà e il valore. Le tre prove a cui Gesù viene sottoposto sono le stesse che Israele ha dovuto sopportare nel deserto, ma mentre il popolo non ha saputo comportarsi in modo retto, Gesù è riuscito a superarle dimostrando di essere il figlio di Dio, colui che è fedele alla volontà di Dio. Ricolmo di Spirito Santo, dallo stesso Spirito viene condotto nel deserto, il luogo senza nulla per eccellenza, il luogo che permette di confrontarsi con quell’essenzialità che può allentare o rafforzare il legame con Dio. Nel momento della fragilità, quando cioè “ebbe fame”, Gesù viene tentato. Il diavolo rappresenta la radicalità del male che si insinua nelle pieghe delle nostre debolezze, per darci la possibilità di scegliere se cedere alle sue lusinghe, o aumentare la nostra fede in Dio, affidando a Lui la nostra fragilità.

Come prima cosa il diavolo colpisce un bisogno fisico: siccome Gesù – dopo quaranta giorni di digiuno – ha fame, gli propone di trasformare una pietra in pane. La logica diabolica è lineare e mette al centro l’io: ho fame, mi procuro del pane, lo mangio. È questa una circolarità che chiude su se stessi, che alimenta egoismo. Gesù offre una risposta che spezza questa chiusura e ricorda che l’essere umano ha altri bisogni, e non vive di solo pane (cf. Dt 8,3). Gesù apre al rapporto con Dio e con le altre persone, facendoci capire che non bisogna rimanere ripiegati su noi stessi, ma alzare lo sguardo e alimentarci di Parola, parole e relazioni.

La seconda tentazione mira al bisogno di potere che può nascondersi in Gesù. Il diavolo, infatti, gli promette il dominio di “tutti i regni della terra” in cambio della sottomissione a lui. Questa tentazione abita i cuori e le menti di molte persone di oggi che con la violenza, il sopruso e le guerre vogliono impossessarsi di terre per dominarle. Gesù, sconfiggendo anche questa volta il male, dice chiaramente che il vero Regno non si ottiene seguendo logiche diaboliche, ma adorando e rendendo culto all’unico Dio e Signore (cf. Dt 6,13), che porta pace e desiderio di servizio, non di dominio.

La terza tentazione è la più sottile perché il diavolo usa la parola della Scrittura (cf. Sal 91, 11-12), come ha fatto Gesù nelle sue risposte. Gli propone di dimostrare che è realmente il Figlio di Dio, rimanendo vivo dopo essere precipitato dal punto più alto del tempio di Gerusalemme. Si legge: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù, per la terza volta, sceglie di non usare il suo essere Figlio di Dio per dimostrare la sua forza e i suoi poteri, ma di manifestare la potenza di Dio e della sua Parola. E sceglie di non vincere la morte nella modalità proposta dal maligno. La vincerà attraversandola. Ancora una volta risponde citando le Scritture, dimostrando che la Parola non può essere manipolata: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo” (Dt 6,16).

Il testo termina con l’immagine del diavolo che si allontana da Gesù facendoci comprendere come il tempo della tentazione abbia sempre una fine. Anche a noi capita di vivere delle prove, ma questo tempo ha un inizio ed una fine: quaranta giorni che chiedono una lotta contro il male, per rafforzarci nella relazione con Dio. L’evangelista specifica, infine, che “il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato”. Il tentatore, infatti, – nel Vangelo di Luca – si farà presente di nuovo al momento della passione, dove proporrà a Gesù di salvare se stesso scendendo dalla croce. Ma nulla può contro il Dono di sé che Gesù ha scelto di vivere fino in fondo.

Per riflettere

In quali fragilità sento di essere tentata/o?

Viviamo i deserti a cui lo Spirito ci conduce come occasioni per rafforzare il nostro legame con il Signore?

Facciamo nostre le parole di san Paolo: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Infatti quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor, 12,9.10).

 

  1. Elisa Panato, Il Messaggio del Cuore di Gesù, 3 (2025), 43-45.
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