Donne diacono, la teologa: “Si perpetua la discriminazione, cambiare è possibile”

09
Dic

Intervista a suor Linda Pocher, che Francesco incaricò di parlare ai cardinali consiglieri di come “smaschilizzare la Chiesa”: “E’ un problema culturale più che teologico, sarà determinante il fattore tempo”

“Se esiste un diaconato inteso come servizio alla comunità, al quale possono accedere anche gli uomini sposati, perché non le donne?”. Suor Linda Pocher, teologa salesiana, autrice del libro “Donne e ministeri nella chiesa sinodale” (Paoline), fu incaricata da papa Francesco di organizzare quattro incontri con i suoi cardinali consiglieri testi a “smaschilizzare la Chiesa”. Ora commenta la nuova frenata sulle donne diacono.

“Se esiste un diaconato inteso come servizio alla comunità, al quale possono accedere anche gli uomini sposati, perché non le donne?”. Suor Linda Pocher, teologa salesiana, autrice del libro “Donne e ministeri nella chiesa sinodale” (Paoline), fu incaricata da papa Francesco di organizzare quattro incontri con i suoi cardinali consiglieri testi a “smaschilizzare la Chiesa”. Ora commenta la nuova frenata sulle donne diacono.

“Speravo che prendessero un po’ più di tempo perché secondo me in questa questione sarà determinante il fattore tempo. Sono sempre più convinta che sia un problema culturale più che teologico, e quando si ha troppa fretta di risolvere questo tipo di problemi si creano grandi polarizzazioni, e si sa che la Chiesa tende un po’ a conservare. Forse per questo, peraltro, è durata tanti secoli”.

Perché un problema culturale?

“C’è dietro l’idea che la riserva dell’ordinazione sia l’ultimo baluardo della differenza di genere: finché c’è qualcosa che le donne non possono fare, si conserva l’unicità maschile. Io penso che chi lo sostiene sia in buona fede: bisogna avere rispetto per le resistenze degli altri. Ma si pretende che la maschilità di Gesù abbia valore rispetto alla salvezza, ma non ci sono motivi teologi stringenti per dirlo: Gesù era anche ebreo, chi lo rappresenta deve essere ebreo? Questi argomenti emergono quando le donne rivendicano posizioni normalmente riservate ai maschi”.

E’ uno stop definitivo alle donne diacono?

“Non può essere uno stop definitivo perché lo sviluppo della dottrina cattolica non funziona così. Sicuramente non è un’accelerazione che forse qualcuno si aspettava. La novità interessante è la pubblicazione integrale della lettera diretta al Papa, una trasparenza notevole rispetto anche ai precedenti documenti della stessa commissione che non sono stati pubblicati”.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

“Se esiste un diaconato inteso come servizio alla comunità, al quale possono accedere anche gli uomini sposati, perché non le donne?”. Suor Linda Pocher, teologa salesiana, autrice del libro “Donne e ministeri nella chiesa sinodale” (Paoline), fu incaricata da papa Francesco di organizzare quattro incontri con i suoi cardinali consiglieri testi a “smaschilizzare la Chiesa”. Ora commenta la nuova frenata sulle donne diacono.

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“Speravo che prendessero un po’ più di tempo perché secondo me in questa questione sarà determinante il fattore tempo. Sono sempre più convinta che sia un problema culturale più che teologico, e quando si ha troppa fretta di risolvere questo tipo di problemi si creano grandi polarizzazioni, e si sa che la Chiesa tende un po’ a conservare. Forse per questo, peraltro, è durata tanti secoli”.

Perché un problema culturale?

“C’è dietro l’idea che la riserva dell’ordinazione sia l’ultimo baluardo della differenza di genere: finché c’è qualcosa che le donne non possono fare, si conserva l’unicità maschile. Io penso che chi lo sostiene sia in buona fede: bisogna avere rispetto per le resistenze degli altri. Ma si pretende che la maschilità di Gesù abbia valore rispetto alla salvezza, ma non ci sono motivi teologi stringenti per dirlo: Gesù era anche ebreo, chi lo rappresenta deve essere ebreo? Questi argomenti emergono quando le donne rivendicano posizioni normalmente riservate ai maschi”.

E’ uno stop definitivo alle donne diacono?

“Non può essere uno stop definitivo perché lo sviluppo della dottrina cattolica non funziona così. Sicuramente non è un’accelerazione che forse qualcuno si aspettava. La novità interessante è la pubblicazione integrale della lettera diretta al Papa, una trasparenza notevole rispetto anche ai precedenti documenti della stessa commissione che non sono stati pubblicati”.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

“Secondo me non è né una passo avanti né un passo indietro, ma c’è maggiore chiarezza sulla posta in gioco”.

Il problema è accettare di vedere una donna sull’altare?

“Sicuramente certe immagini sono dentro di noi, e per cambiarle bisogna avere delle esperienze che ti fanno uscire e vedere le cose da un altro punto di vista. Nella Chiesa anglicana dopo che le donne hanno avuto accesso all’ordinazione si è visto che tutto continuava a funzionare lo stesso, questo ha creato una coscienza e una maturazione”.

Le donne diacono sono l’anticamera della donna prete?

“Fino al Concilio vaticano II il diaconato esisteva solo come primo grado dell’ordinazione: diacono, presbitero e vescovo, e dunque una volta che una donna avesse avuto accesso al primo gradino nessuno poteva garantire che non accedesse agli altri. Ma il Concilio vaticano II ha ripristinato il diaconato permanente, a cui accedono anche gli uomini sposati, e dunque se esiste un diaconato di questo tipo, un servizio alla comunità, perché le donne non potrebbero poter accedervi?”.

“Se esiste un diaconato inteso come servizio alla comunità, al quale possono accedere anche gli uomini sposati, perché non le donne?”. Suor Linda Pocher, teologa salesiana, autrice del libro “Donne e ministeri nella chiesa sinodale” (Paoline), fu incaricata da papa Francesco di organizzare quattro incontri con i suoi cardinali consiglieri testi a “smaschilizzare la Chiesa”. Ora commenta la nuova frenata sulle donne diacono.

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“Speravo che prendessero un po’ più di tempo perché secondo me in questa questione sarà determinante il fattore tempo. Sono sempre più convinta che sia un problema culturale più che teologico, e quando si ha troppa fretta di risolvere questo tipo di problemi si creano grandi polarizzazioni, e si sa che la Chiesa tende un po’ a conservare. Forse per questo, peraltro, è durata tanti secoli”.

Perché un problema culturale?

“C’è dietro l’idea che la riserva dell’ordinazione sia l’ultimo baluardo della differenza di genere: finché c’è qualcosa che le donne non possono fare, si conserva l’unicità maschile. Io penso che chi lo sostiene sia in buona fede: bisogna avere rispetto per le resistenze degli altri. Ma si pretende che la maschilità di Gesù abbia valore rispetto alla salvezza, ma non ci sono motivi teologi stringenti per dirlo: Gesù era anche ebreo, chi lo rappresenta deve essere ebreo? Questi argomenti emergono quando le donne rivendicano posizioni normalmente riservate ai maschi”.

E’ uno stop definitivo alle donne diacono?

“Non può essere uno stop definitivo perché lo sviluppo della dottrina cattolica non funziona così. Sicuramente non è un’accelerazione che forse qualcuno si aspettava. La novità interessante è la pubblicazione integrale della lettera diretta al Papa, una trasparenza notevole rispetto anche ai precedenti documenti della stessa commissione che non sono stati pubblicati”.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

“Secondo me non è né una passo avanti né un passo indietro, ma c’è maggiore chiarezza sulla posta in gioco”.

Il problema è accettare di vedere una donna sull’altare?

“Sicuramente certe immagini sono dentro di noi, e per cambiarle bisogna avere delle esperienze che ti fanno uscire e vedere le cose da un altro punto di vista. Nella Chiesa anglicana dopo che le donne hanno avuto accesso all’ordinazione si è visto che tutto continuava a funzionare lo stesso, questo ha creato una coscienza e una maturazione”.

Le donne diacono sono l’anticamera della donna prete?

“Fino al Concilio vaticano II il diaconato esisteva solo come primo grado dell’ordinazione: diacono, presbitero e vescovo, e dunque una volta che una donna avesse avuto accesso al primo gradino nessuno poteva garantire che non accedesse agli altri. Ma il Concilio vaticano II ha ripristinato il diaconato permanente, a cui accedono anche gli uomini sposati, e dunque se esiste un diaconato di questo tipo, un servizio alla comunità, perché le donne non potrebbero poter accedervi?”.

Il cardinale Petrocchi parla di due visioni teologiche in antitesi: una sintesi si prospetta lontana…

“La scommessa del sinodo è che si esce da un problema quando si raggiunge una sufficiente convergenza, che non vuol dire che uno dei due rinuncia ma che nella ricerca comune si iniziano a delineare possibilità che magari nessuno dei due inizialmente si aspettava. Ma questo richiede tempo, un allenamento all’ascolto reciproco e senza pregiudizi, senza ritenere che quello che l’altro dice è eretico ma è semplicemente una altro modo di vedere le cose. Questa è stata la grande rivoluzione di Francesco”.

Nel documento c’è un passaggio infelice: si liquidano le donne che “hanno parlato di una forte ‘sensazione’ di essere state chiamate, come se fosse la prova necessaria per garantire alla Chiesa la validità della loro vocazione”

“Se esiste un diaconato inteso come servizio alla comunità, al quale possono accedere anche gli uomini sposati, perché non le donne?”. Suor Linda Pocher, teologa salesiana, autrice del libro “Donne e ministeri nella chiesa sinodale” (Paoline), fu incaricata da papa Francesco di organizzare quattro incontri con i suoi cardinali consiglieri testi a “smaschilizzare la Chiesa”. Ora commenta la nuova frenata sulle donne diacono.

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“Speravo che prendessero un po’ più di tempo perché secondo me in questa questione sarà determinante il fattore tempo. Sono sempre più convinta che sia un problema culturale più che teologico, e quando si ha troppa fretta di risolvere questo tipo di problemi si creano grandi polarizzazioni, e si sa che la Chiesa tende un po’ a conservare. Forse per questo, peraltro, è durata tanti secoli”.

Perché un problema culturale?

“C’è dietro l’idea che la riserva dell’ordinazione sia l’ultimo baluardo della differenza di genere: finché c’è qualcosa che le donne non possono fare, si conserva l’unicità maschile. Io penso che chi lo sostiene sia in buona fede: bisogna avere rispetto per le resistenze degli altri. Ma si pretende che la maschilità di Gesù abbia valore rispetto alla salvezza, ma non ci sono motivi teologi stringenti per dirlo: Gesù era anche ebreo, chi lo rappresenta deve essere ebreo? Questi argomenti emergono quando le donne rivendicano posizioni normalmente riservate ai maschi”.

E’ uno stop definitivo alle donne diacono?

“Non può essere uno stop definitivo perché lo sviluppo della dottrina cattolica non funziona così. Sicuramente non è un’accelerazione che forse qualcuno si aspettava. La novità interessante è la pubblicazione integrale della lettera diretta al Papa, una trasparenza notevole rispetto anche ai precedenti documenti della stessa commissione che non sono stati pubblicati”.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

“Secondo me non è né una passo avanti né un passo indietro, ma c’è maggiore chiarezza sulla posta in gioco”.

Il problema è accettare di vedere una donna sull’altare?

“Sicuramente certe immagini sono dentro di noi, e per cambiarle bisogna avere delle esperienze che ti fanno uscire e vedere le cose da un altro punto di vista. Nella Chiesa anglicana dopo che le donne hanno avuto accesso all’ordinazione si è visto che tutto continuava a funzionare lo stesso, questo ha creato una coscienza e una maturazione”.

Le donne diacono sono l’anticamera della donna prete?

“Fino al Concilio vaticano II il diaconato esisteva solo come primo grado dell’ordinazione: diacono, presbitero e vescovo, e dunque una volta che una donna avesse avuto accesso al primo gradino nessuno poteva garantire che non accedesse agli altri. Ma il Concilio vaticano II ha ripristinato il diaconato permanente, a cui accedono anche gli uomini sposati, e dunque se esiste un diaconato di questo tipo, un servizio alla comunità, perché le donne non potrebbero poter accedervi?”.

Il cardinale Petrocchi parla di due visioni teologiche in antitesi: una sintesi si prospetta lontana…

“La scommessa del sinodo è che si esce da un problema quando si raggiunge una sufficiente convergenza, che non vuol dire che uno dei due rinuncia ma che nella ricerca comune si iniziano a delineare possibilità che magari nessuno dei due inizialmente si aspettava. Ma questo richiede tempo, un allenamento all’ascolto reciproco e senza pregiudizi, senza ritenere che quello che l’altro dice è eretico ma è semplicemente una altro modo di vedere le cose. Questa è stata la grande rivoluzione di Francesco”.

Nel documento c’è un passaggio infelice: si liquidano le donne che “hanno parlato di una forte ‘sensazione’ di essere state chiamate, come se fosse la prova necessaria per garantire alla Chiesa la validità della loro vocazione”

“Non si ritiene opportuno per le donne una cosa che è la forma normale del discernimento per un uomo: un uomo entra in seminario perché si sente chiamato, sente la vocazione”.

L’introduzione del diaconato femminile fermerebbe l’allontanamento di tante donne dalla Chiesa?

“Le donne sono tante, diverse, non si può ridurre tutto al tema del diaconato. Cambierebbe il rapporto delle donne che lo vedono come un tema fondamentale, che sono molte. Per altre non è un problema così centrale, altre ancora vedono problemi più gravi e non tornerebbero comunque”.

Iacopo Scaramuzzi

La Repubblica, 5 dicembre 2025

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