Dal processo sinodale a Querida Amazonia

27
Giu

La riflessione e la testimonianza diretta di Márcia Maria de Oliveira

Ho partecipato all’intero processo sinodale in qualità di specialista (esperta), e questo mi consente di presentare alcune considerazioni basate sulla nostra esperienza che riguardano sia l’intero processo preparatorio che l’assemblea sinodale, tenendo conto anche delle sfide post-sinodali.

Già nella convocazione papa Francesco sottolineava il carattere globale che si proponeva il sinodo, ossia quello di discutere temi legati all’evangelizzazione dei popoli, alle possibilità di un’ecologia integrale e alle lezioni di convivenza e cura della creazione che i popoli indigeni insegnano a tutto il pianeta, sottolineando che: “è positivo che ora siate voi stessi ad auto-definirvi e a mostrarci la vostra identità. Dobbiamo ascoltarvi”. Questo ha detto papa Francesco a Porto Maldonado all’inaugurazione ufficiale del sinodo speciale per l’Amazzonia il 18 gennaio 2018.

In effetti, c’è stato un cambiamento radicale. La Chiesa istituzione, che storicamente parlava, consigliava, pianificava e definiva i piani pastorali dei suoi fedeli, diventa ascoltatrice. Il documento preparatorio, divulgato a giugno 2018, ha orientato una metodologia fatta di domande specifiche che hanno permesso di raccogliere i gemiti e le speranze dalla base di tutta la Chiesa qui presente, raggiungendo quasi 100 mila partecipanti.

Nel processo sinodale “la parola” è lasciata alle popolazioni indigene, ai quilombolas (i discendenti degli schiavi africani), ai riberinhos (persone che abitano lungo il fiume), ai camponeses (contadini), ai poveri della periferia delle grandi città dell’Amazzonia. Ciò rappresenta un importante cambio di paradigma. Il centro del processo sinodale è stato l’attento ascolto dei popoli dell’Amazzonia. Il risultato, una diagnosi accurata e tempestiva del contesto sociale, politico, economico, culturale e religioso della regione, con indicazioni metodologiche per il progetto pastorale.

 

Il sinodo ha ascoltato i gemiti dei popoli dell’Amazzonia

In modo pedagogico, le diverse forme di riflessione e formazione offerte durante l’ascolto sinodale hanno contribuito a conoscere meglio l’Amazzonia, il modo di essere e di vivere della sua gente, con le sue risorse per uso collettivo condivise in un modo di vita non capitalista adottato e assimilato da millenni.

Il processo sinodale ha riconosciuto la spiritualità e la saggezza dei popoli di questa immensa regione, avviando un processo di apprendimento reciproco e continuo di discernimento per una conversione pastorale ed ecologica, presentata come un importante orizzonte di lavoro nell’Instrumentum laboris dell’assemblea sinodale; esso ha portato a Roma il grido e la presenza viva di questi popoli in cammino di liberazione, tenendo presenti i nuovi percorsi per una Chiesa dal volto amazzonico.

Riuniti in gruppi di dialogo e discussione o circoli popolari, i gruppi hanno trovato spazio per condividere, pregare e celebrare le loro lotte e identità culturali. Questa dinamica ha contribuito a riconoscere i conflitti sostenuti e la resistenza che i popoli dell’Amazzonia hanno affrontato nei più di 500 anni di esplorazione e colonizzazione con progetti di sviluppo orientati allo sfruttamento eccessivo e allo sfruttamento della foresta e delle risorse naturali che arriva alla sua distruzione.

 

La sinodalità

La sinodalità (parola latina che significa camminare insieme) è stato il filo conduttore dell’assemblea sinodale e il cammino del discernimento svoltosi alla guida di papa Francesco, per ascoltare la realtà, discernere i possibili cammini da percorrere e promuovere azioni che possono venire incontro alle necessita di quella regione, pensati in base alle particolarità del suo bioma, alla diversità socioculturale dei popoli che la abitano e alla posizione strategica che occupa nel pianeta.

La “Chiesa serva e povera” così caratterizzata nel quinto capitolo del documento finale dell’Assemblea sinodale, cammina con i poveri e si impegna in Amazzonia con le cause indigene e contadine, con i poveri della periferia delle grandi città che concentrano circa l’83% della popolazione, con i migranti espulsi dai loro paesi e territori, con donne. La metodologia partecipativa è stata caratterizzata dal dibattito nella ricerca collettiva di “nuovi percorsi per la Chiesa e per un’ecologia integrale”, tema centrale del sinodo. In questa prospettiva, gli itinerari sinodali riprendono le linee guida di una teologia incarnata nella vita e nella storia della gente dell’Amazzonia e materializzano l’esperienza di sinodalità con base e fondamento nelle Sacre Scritture.

 

La querida Amazonia

Fedele al Documento finale, l’Esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia ci presenta una serie di percorsi che rappresentano un itinerario di grande importanza per la Chiesa in Amazzonia. Basato su percorsi sociali, culturali ed ecologici, l’itinerario ha come meta una Chiesa che ascolta il grido del popolo amazzonico in un territorio minacciato e segnato dalla morte. Querida Amazonia riconosce e conferma che il sinodo per l’Amazzonia apre una nuova era per l’intera Chiesa. È tempo di ascoltare, riflettere e agire, perché “l’Amazzonia è in fiamme e non può più aspettare”, afferma il documento che, secondo papa Francesco, deve essere letto e interpretato alla luce del Documento finale dell’assemblea sinodale.

È possibile concludere che il sinodo per l’Amazzonia non è stato solo un evento ecclesiale e non può in alcun modo rimanere a questo livello. Il processo sinodale è stato solo una importante tappa della storia della Chiesa in Amazzonia e indica che nuove sfide devono emergere nel processo post-sinodale che comporta l’applicazione dei risultati delle riflessioni teologiche e pastorali. Questi nuovi processi sono soggetti a nuove interpretazioni alla luce delle scienze sociali.

La fase post-sinodale promette importanti cambiamenti non solo per la Chiesa dell’Amazzonia, ma per la Chiesa nel suo insieme. Infine, il sinodo rafforza l’importanza dell’Amazzonia per il mondo e, allo stesso tempo, scuote la società per agire in sua difesa e assumere la causa dei suoi popoli.

Márcia Maria de Oliveira

 Docente all’Università Federale di Roraima (UFRR) e Consulente REPAM

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