Dio arriva. I domenica di Avvento/A

30
Nov

I Domenica di Avvento – Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Matteo 24,37-44

Troppo tardi. Ormai è arrivato il diluvio e solo Noè con la sua arca scampa alla furia dell’acqua. Per tutti gli altri è ormai troppo tardi: loro, fino a quel momento, non si sono accorti di nulla. Una vita tranquilla, quasi banale nella sua normalità… mangiano, bevono, si sposano. E mi chiedo se anche per noi valgono quelle parole di ottusa ignoranza, di occhi appannati da cataratte, di una vita mai sfiorata da un dubbio, di una routine che, come una spira, soffoca. Non vorrei che succedesse anche a me, di accorgermi troppo tardi che Dio sta arrivando, non vorrei che anche per me si dicesse « non se ne è reso conto perché troppo indaffarato a fare altro». Mentre Dio arriva. Sta arrivando. In questo inizio di Avvento ci viene chiesto di svegliarci dal torpore, da quella imbambolata frenesia in cui ci avvolge la vita per non farci sostare e guardarci dentro, per non risvegliare ciò che dorme dentro di noi. Ci viene chiesto di vegliare, di vigilare, di stare attenti alle piccole cose, alla piccola vita che nasce, insignificante quanto un granello di senape o pochi grammi di lievito. Dio arriva sempre, per me, per noi e ci sembra così piccolo e minuscolo, che neanche lo vediamo. Non ce ne accorgiamo.

Avvento vuol dire «che sta per venire» e mi sembra allora che l’invito sia a sporgerci su questo Dio, ad affacciarci verso di Lui per poterlo vedere, per andargli incontro come un bimbo che tende le braccia, come fa il fiore verso la luce. Cercarlo nei frammenti in cui preferisce acquattarsi, in quel niente pronto a sorprendere, in quella piccolezza in cui si nasconde. Pronti, come sentinelle che conoscono la fatica del sonno, il dolore degli occhi che bruciano, il tendersi delle orecchie a captare il minimo segnale, perché, sì, sta arrivando, arriva. E si aspetta passi che gli corrono incontro, grida di gioia, un abbraccio di festa. È un incontro tra cielo e terra, tra eterno e tempo; è oggi, qui, in questo istante, l’ora che non immaginiamo. A noi viene detto “tenetevi pronti” e vigilate su ogni moto della fantasia, su ogni nuovo slancio di coraggio su ogni accenno di libertà che si risveglia, su ogni inizio di generosità. «…verrà a farmi certo del suo e mio tesoro, verrà come ristoro delle mie e sue pene, verrà, forse già viene il suo bisbiglio» (Clemente Rebora).

sr. Maria Cecilia Visentin

(Lettura Is 2,1-5; Sal 121; Rom 13,11-14; Mt 24,37-44)

 

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