Giovanna e la pace

20
Mag

Di recente sono stata all’Arsenale della Pace di Torino. Così lo definiscono le persone che lo hanno ‘sognato’ e realizzato:

L’Arsenale della pace, ex Arsenale Militare di Torino, è il nostro monastero metropolitano, aperto 24 ore su 24 per chi vuole sostare, cercare il silenzio e la presenza di Dio.

Era un rudere. Dal 1983, il lavoro gratuito di tanti, soprattutto giovani, lo sta trasformando in una profezia di pace.

E’ un luogo di preghiera dove chiunque può incontrare il silenzio e Dio.

E’ un punto di incontro tra culture, religioni, schieramenti diversi per dialogare, conoscersi, correggersi, amarsi, camminare insieme.

E’ un riferimento per i giovani che hanno voglia di dare un senso alla propria vita.

E’ una casa aperta a chi aspetta un soccorso: madri sole, carcerati, stranieri, persone che hanno bisogno di cure, di casa, di lavoro.

E’ un luogo dove ognuno può restituire qualcosa di sé: tempo, professionalità, beni spirituali e materiali.[i]

In questa realtà (che mi resta impressa come l’armoniosa fusione tra una cattedrale, un laboratorio e un cantiere) ho sperimentato il rapporto concreto tra l’affermazione dei diritti umani e la pace. Un diritto può essere chiesto, rivendicato, garantito o difeso in vari modi, perfino ricorrendo alla violenza. All’Arsenale credono nella forza ‘disarmante’ della bontà, nell’impegno dei piccoli che fanno cose piccole e dei piccoli che fanno cose grandi.

Mi viene in mente Giovanna Meneghini, che amo tanto perché era piccola, perché sapeva di esserlo, perché aveva nel cuore desideri grandi… Soffriva Giovanna nel vedere le donne sfruttate e mantenute in una condizione di debolezza, ignoranza, povertà. Lei stessa pativa queste ingiustizie ed era priva di mezzi, ma non ha ceduto né alla disperazione, né alla rabbia, lasciando che il Signore realizzasse, attraverso di lei, quel progetto di salvezza, addirittura di ‘santificazione’, del mondo femminile che dopo un secolo è ancora in atto.

Giovanna ha scelto di affermare i diritti della donna (allora praticamente inesistenti), camminando a piccoli passi ‘sulla via della pace’: si fa concretamente e moralmente vicina alle donne che soffrono, aiutandole come può; orienta le donne che avvicina ad una crescita umana e spirituale; apre una scuola di lavoro, per promuovere la dignità e la formazione delle giovani; anima un gruppo di Orsoline Secolari, anzitutto con la forza della propria testimonianza di fede e di amore al Signore; fonda una Comunità religiosa che sostenga la donna nel suo cammino di santità…

Un’immagine attuale affiora per contrasto: le donne-kamikaze. Mi chiedo quanta disperazione alberghi nel loro cuore, e il mio passo si fa meno incerto ‘sulla via della pace’…

[i] Chi volesse saperne di più, può visitare il sito Internet www.sermig.org.

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